Caccia, Palla nuovo presidente

Eletto alla guida della Riserva di Livinallongo, sul tavolo ha già temi delicati
LIVINALLONGO. Giuliano Palla è il nuovo presidente della Riserva di caccia di Livinallongo. Prende il posto del dimissionario Leandro Grones. I soci della Riserva, una cinquantina, hanno anche votato il nuovo consiglio che sarà formato da Riccardo Foppa (vice), Nicola Dorigo, Dino Costa, Nicolò Agostini e Ilario Detomaso.


Palla, 35 anni, è stato per anni il vice di Grones, che ha retto la Riserva dal 1994. Una passione, la sua, nata seguendo le orme del papà Aldo, tanto che, ammette, «ho preso prima la licenza che la maturità. Quando si ritornava dalle uscite alla posta di animali con mio papà ci fermavamo sempre ad Andraz, al bar dell’ex presidente Bruno Trebo e lì, con un altro storico cacciatore, Remo “Puster”, non si parlava che di caccia. Sono cresciuto con questo mondo in casa».


Un’eredità pesante per Palla: terzo presidente della storica Riserva, costituita nel 1929, dopo Trebo che l’ha retta per ben 48 anni e Grones per 23. «Non è stato facile accettare questo incarico dopo due presidenti che hanno fatto così tanto per la caccia. Ma sono motivato dalla mia grande passione. E poi ho nel direttivo un bel gruppo di persone con alle spalle una grande esperienza in questo campo».


Quali saranno i suoi primi impegni?


«Prima di tutto far sì che la stagione di caccia parta nel migliore dei modi. In secondo luogo vorrei mettere mano ad una semplificazione dei regolamenti interni della Riserva. Le leggi nazionali, regionali ed il regolamento provinciale ci dettano i princìpi e le regole generali, ma spesso noi internamente abbiamo criteri ancora più stretti sulla gestione venatoria del nostro territorio. Ad esempio per quanto riguarda la caccia al camoscio i regolamenti provinciali prevedono solo le classi di età delle bestie che si possono abbattere. Il nostro regolamento invece, in più cerca di tutelare e salvaguardare la qualità e la bellezza dell’animale. Obiettivo che si raggiunge con provvedimenti più restrittivi ma che devono essere bilanciati per non mettere in difficoltà il cacciatore. Come terzo obiettivo vorrei riportare un po’ più di unità tra i cacciatori: caratteristica questa che negli ultimi anni è andata un po’ persa. Altro obiettivo è avvicinare i giovani al mondo della caccia».


Come?
«Per esempio accompagnandoli fin dai 10 o 11 anni a conoscere gli animali nel bosco, l’ambiente, per far capire loro che il cacciatore non è solo quello che spara. Se fosse solo così non avrebbe senso».


Nomadismo venatorio e gestione del lupo; due temi scottanti. Come pensa di affrontarli?
«La prima è una questione molto delicata e pericolosa per le nostre Riserve e può essere affrontata solo se siamo uniti a livello di Distretti di montagna. Il lupo per noi rappresenta un problema soprattutto per quanto riguarda i piccoli del capriolo. Problema che ne creerà un altro. Fino adesso abbiamo aiutato questo animale portandogli il fieno l’inverno nelle scaliere. Questo però crea un assembramento che agevola gli attacchi del lupo. Bisogna trovare una soluzione».


Lorenzo Soratroi


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