Caccia, proteste per un’altana

Mel. L’associazione Gruppo di intervento giuridico sollecita a fare accertamenti
MEL. Qualche settimana fa la richiesta di un’ordinanza contingibile e urgente di divieto di caccia nelle zone di Rive di Villa, Boz e Pedevilla Alta. E nei giorni scorsi l’associazione ecologista Gruppo d’intervento giuridico Onlus, sezione del Veneto, ha mandato una nuova lettera al Comune di Mel, all’Ufficio caccia e pesca della Provincia di Belluno e alla Prefettura di Belluno. Sul tavolo, questa volta, una struttura a uso venatorio che si trova in località via Rive di Villa.


«Le nostre valutazioni partono dal presupposto che tale struttura, seppur autorizzata per la caccia agli ungulati, si trova all'interno di un anello formato dalla pubblica via che circonda interamente l’appostamento», dicono dall’associazione, «e quindi ci si chiede come si possa sparare in sicurezza da questa altana senza che lo sparo sia rivolto verso le abitazioni presenti e la strada stessa. Questo considerato anche il fatto che la persona che si trova all'interno userà unicamente armi a canna rigata, le quali necessitano di almeno 4 chilometri di spazio libero». La Onlus auspica pertanto «accertamenti finalizzati a evitare possibili incidenti durante la stagione venatoria».


Il sindaco di Mel, Stefano Cesa, ha preso visione di entrambe le richieste. E, riguardo a quella che faceva riferimento a «un’ordinanza contingibile e urgente», ha risposto che «l’amministrazione di Mel s’impegna a promuovere la legalità nell’esercizio dell’attività venatoria, sia sollecitando interventi di controllo da parte degli organi competenti, sia sostenendo attività culturali - pubblicazioni, incontri e dibattiti - che contribuiscano a diffondere una giusta conoscenza di territorio e fauna selvatica che lo popola, certi del fatto che la cultura genera anche il rispetto».


Cesa ricorda anche che la stessa istanza viene ripetuta ormai da anni, da parte di svariati firmatari, singoli o associati. «Sulla questione è già stata data ampia risposta in più occasioni, sia in forma scritta che verbale e con colloqui personali», precisa il sindaco. «Il provvedimento richiesto non soddisfa i necessari requisiti di contingibilità e urgenza, essendo la materia già normata con legge ordinaria (per cui l’evento non è contingibile) ed essendo la caccia un’attività stagionale programmata (per cui il provvedimento non è urgente)».


«C’è poi una legge (la 157 del 1992, articolo 15), che descrive la procedura a disposizione dei proprietari fondiari che vogliono chiedere l’esclusione dei propri terreni dal territorio agro silvo pastorale destinato alla caccia programmata», continua il primo cittadino. «In ogni caso, anche se il provvedimento richiesto fosse giuridicamente legittimo, come amministrazione ci dichiariamo non contrari al prelievo venatorio programmato».


Cesa sottolinea poi che bisogna chiarire la questione legata alle competenze in materia di caccia. «Intanto, i nostri uffici stanno prendendo in considerazione le richieste che ci sono pervenute», conclude. «Dobbiamo però ricordare che a Mel ci sono parecchie zone danneggiate dalla presenza di animali selvatici, come i cinghiali. E mancano gli strumenti per dare risposte a questi problemi, nonostante si parli tanto di recupero del territorio».


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