Cadavere a Busche, i carabinieri indagano tra gli scomparsi

Gli investigatori stanno verificando due segnalazioni di sparizione: un bellunese e uno straniero. Oggi battute lungo il corso del  Piave
CESIOMAGGIORE. Trenta, quarantanni, forse straniero, forse locale: stanno monitorando due segnalazioni di scomparsa, i carabinieri di Feltre e i colleghi del nucleo investigativo della Compagnia provinciale di Belluno, per dare un volto al corpo nudo ritrovato lunedì allo sbarramento della diga di Busche. Si segue una prima pista “locale” per fornire una identità all’uomo: che sia un maschio è l’unica informazione certa a disposizione fino a questo momento.


Si tratta di segnalazioni che i carabinieri giudicano “informali”: tra quelle arrivate alle centrali operative e controllate, ne sono rimaste due, appunto, da accertare, perché quelle verificate in questi due giorni di ricerche non hanno dato esito. I carabinieri del nucleo investigativo e quelli di Feltre, coordinati dal comandante provinciale Giorgio Sulpizi hanno svolto indagini su diverse ipotesi di persone scomparse nella zona bellunese: all’appello mancano un uomo non originario di Belluno che vivrebbre nella zona di Alano – Quero, quindi nel Basso Feltrino, e uno straniero che “vagava” nella zona di Feltre, controllato dalla polizia, e che da quel fermo ha fatto perdere le sue tracce.


Due ipotesi di “scomparsa” da approfondire, dal momento che sono diversi giorni che di questi due uomini, uno di colore e l’altro europeo, non si hanno più notizie: la loro presunta sparizione non è infatti stata seguita da una vera e propria denuncia di scomparsa presentata da parenti o conoscenti. Così si cercano riscontri, tracce, dettagli che possano avere un collegamento con il corpo “ignoto” ritrovato nel lago artificiale, nella sconfortante ipotesi che sia loro accaduto qualcosa o che abbiano deciso di compiere gesti estremi. È bastata comunque una mera segnalazione informale perché i carabinieri dessero il via agli approfondimenti e alle ricerche.


Una indagine difficile quella che si è presentata agli investigatori perché il corpo ripescato non è di possibile identificazione, tanto grave è il grado di decomposizione: gli inquirenti non hanno potuto rilevare neanche le impronte digitali, i polpastrelli delle dita delle mani sono come saponati, lisci per la permanenza in acqua.


Basta una settimana in ammollo perché l’acqua provochi questo tipo di danno. Quanta strada ha fatto quel corpo prima di finire incastrato nello sbarramento della diga di Enel Green power? Dove sono finiti i vestiti, strappati dall’acqua o dai meccanismi di griglia della diga? O abbandonati lungo le rive del lago o del fiume? Molto dirà l’autopsia, a cominciare dall’acqua nei polmoni per capire se lo sconosciuto nel fiume c’è finito ancora vivo.


Ma le indagini proseguiranno anche sul territorio. I carabinieri della Compagnia di Feltre diretta dal capitano La Chimia oggi faranno una battuta più estesa e accurata lungo l’asta del Piave, lungo le rive: andranno alla ricerca di abiti o anche di un’auto che sia stata abbandonata lungo le zone risalendo il fiume.




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