Cadola, ufficio postale più grande ma il canone d’affitto diminuisce
PONTE NELLE ALPI. Poste Italiane resta nell’ufficio di Cadola e si allarga, pagando anche un canone d’affitto inferiore rispetto a quel che la stanza nel municipio di Cadola costerebbe. Il tutto a fronte di alcuni lavori che le Poste eseguiranno per rendere più funzionali i locali.
Andrea Pontello, assessore al bilancio e patrimonio, ha firmato la proposta di delibera del 4 maggio n. 66 che ha per oggetto: “Contratto d'affitto Ufficio postale di Cadola”. In buona sostanza sarà regolarizzata «la situazione procedendo alla stipula del contratto di affitto» e il pagamento di un importo forfettario di quasi 11 mila euro e mezzo a maggiorazione dell’indennità di occupazione versata al Comune dall’ottobre del 2010.
Il contratto che sarà in vigore prevede che Poste Italiane SpA «paghi un canone annuo d'affitto di 1.440 euro (pari a 120 euro al mese) oltre che spese forfettarie mensili pari a 48 euro per l'utilizzo degli impianti in comune». Circa duecento euro al mese le pagava come indennità di occupazione dei locali che il Comune aveva concesso ancora sei anni fa, per evitare di perdere lo sportello a Cadola.
Lo sportello postale di via Marconi (che era di fronte al municipio) chiuse infatti i battenti a inizio 2010: la proprietà sfrattò Poste Italiane. Molti pensavano (e non avevano tutti i torti) che la chiusura dello sportello postale fosse giustificata da esigenze di razionalizzazione del servizio. Per questa ragione si mobilitarono l'amministrazione, il consiglio comunale, il consiglio pastorale della parrocchia, le associazioni di categoria e gruppi di cittadini per fare in modo che la vicenda avesse un esito positivo. Lo sportello di Cadola aveva infatti un’importanza strategica, vista anche la vicinanza delle aziende di Paludi.
Inizialmente fu l'Ufficio postale di viale Dolomiti, potenziato, a sbrigare l'attività che veniva svolta a Cadola, poi entrò in azione il sindaco di allora Roger De Menech, che concesse uno spazio all'ufficio postale in municipio: un’offerta che Poste Italiane non poté rifiutare. Così l'ufficio fu ricavato in quello che fino a qualche mese prima era l'ufficio del sindaco. In poco tempo, le maestranze del Comune adeguarono il locale alle esigenze di Poste Italiane.
Ora Poste Italiane vorrebbe anche allargarsi, sempre nello stabile pubblico, e avere una entrata autonoma.
«Ci hanno chiesto qualche metro quadro in più e anche di poter avere un’entrata autonoma»m spiega il sindaco Paolo Vendraminim «ci sono da effettuare dei lavori che l’azienda farebbe a spese sue. Dal canto nostro, vorremmo mantenere l’ufficio a Cadola come servizio». Di qui il canone non altissimo praticato.
Paolo Baracetti
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi