Cadorini in fuga dalla Grecia: «E' stato come un’altra Vaia»
Paura, angoscia, timore per le proprie vite e la sensazione che all’esterno si stesse consumando un’altra Vaia i cui esiti questa volta erano molto incerti. Notte di terrore per 12 bellunesi nel campeggio di Neos Marmaras nella penisola di Sithonia, nella penisola Calcidica.
Partiti alcuni giorni fa per trascorrere una vacanza rilassante nella penisola Calcidica, le tre famiglie di cadorini, composte da quattro persone ciascuna, a bordo dei loro camper si sono imbattute, invece, nel tornado che nella notte tra mercoledì e giovedì ha devastato l’area balneare della Grecia, causando sei morti e una trentina di feriti. Un’esperienza così paurosa che le famiglie hanno deciso ieri mattina di interrompere le ferie e tornare a casa. I bellunesi sono arrivati a Neos Marmaras, cittadina situata a metà della penisola di Sithonia, mercoledì intorno alle 19. «Nei giorni precedenti avevamo visitato diversi villaggi, e mercoledì avevamo deciso di dedicare un po’ di tempo a una città più grande», racconta Anna Stefani una dei componenti del gruppo. «Dopo esserci sistemati nel camping, ad alcune decine di minuti dal centro città, in serata abbiamo deciso di fare una passeggiata lungomare».
Tutto è andato bene fino alle 22. 30 quando si è scatenato il finimondo. «Stavamo passeggiando tranquillamente, il cielo era terso e niente lasciava immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Anzi, mio marito che controllava il meteo, aveva visto che erano previsti dei temporali, ma tutti pensavamo al classico acquazzone estivo», racconta Anna, ancora turbata da quanto avvenuto. «Invece, all’improvviso il cielo si è oscurato e sono iniziati i tuoni e i lampi. I lampioni si sono spenti e una pioggia impetuosa si è abbattuta sulla città. Si è alzato un grande vento, la sabbia bianca ha iniziato a venirci addosso, a riempirci gli occhi, offuscandoci la vista. Poi è arrivata la grandine, dei chicchi grandi come ciliege ci cadevano in testa. Ci siamo messi a correre per raggiungere i nostri camper. Ma non è stata un’impresa facile perché le raffiche di vento erano così potenti che faticavamo a restare in piedi. I nostri bambini erano impauriti».
Raggiunti i mezzi, i cadorini si sono chiusi dentro aspettando. «Fuori sentivamo il sibilo del vento e i tonfi provocati dagli schianti degli alberi tutto intorno a noi. Tutto quello che c’era all’esterno volava via». Una delle tre famiglie, per precauzione, ha chiesto ospitalità in una casa di greci aspettando così che la pioggia cessasse. «I nostri vicini di roulotte, invece, non sono riusciti a far rientro se non a notte fonda, perché le strade erano ostruite dagli alberi. Sembrava di rivivere un’altra Vaia. Ma, mentre ad ottobre eravamo chiusi nelle nostre case e ci sentivamo al sicuro, mercoledì è stato diverso, più angosciante. I camper traballavano sotto il vento e temevamo che un albero potesse schiantarsi su di noi».
Questa prima ondata di maltempo è durata un’ora e mezza, «ed è sembrata un’eternità. Poco dopo sono arrivati i vigili del fuoco per tagliare gli alberi e liberare le vie interne del camping. Quando siamo usciti, abbiamo visto una devastazione: l’area dei bagni del campeggio distrutta dai tronchi schiantati, alcuni mezzi in sosta erano danneggiati. Per fortuna i nostri tre erano integri».
Ma la paura è continuata anche durante la notte: alle 3 infatti il maltempo è tornato. «Non abbiamo chiuso occhio: l’unico pensiero era poter passare indenni da tutto ciò», prosegue Anna. Al mattino, visti gli esiti del maltempo, le tre famiglie hanno deciso di terminare la vacanza e rientrare a casa per motivi di sicurezza. «Perché rischiare ancora?», si domanda Stefani. E allora si sono messi in marcia per il rientro. «È stata un’esperienza terribile. Passando per il centro di Neos Marmaras abbiamo visto insegne dei negozi divelte, teloni sparsi dappertutto, il mare in burrasca e la spiaggia ricoperta di rami. Qualcuno dei residenti paragonava questa visione al passaggio di uno tsunami. Ci siamo resi conto che la natura è ingovernabile e che noi in confronto siamo piccoli e indifesi», conclude Anna. —
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