Cala l’export dell’occhiale, numeri negativi nel 2018: «Qualità e design per tornare a volare»

Il presidente di Anfao Giovanni Vitaloni: «Pesa il rallentamento delle vendita del sole-vista negli Stati Uniti»



Il 2017 è stato un anno “normale” , il 2018 ha indicato un segno negativo, ma come si presenta il 2019 per il mondo dell’occhialeria? «Io continuo ad essere ottimista», sostiene Giovanni Vitaloni, presidente di Anfao, «le possibilità sono enormi, in termini di nascita e crescita di nuove aziende, di utilizzo di nuovi canali distributivi, a iniziare dal digitale, di creatività e tecnologie, di innovazione di materiali. Sono ottimista, ma anche realista e dico che, in ogni caso, non viviamo su Marte e dobbiamo confrontarci con un quadro economico generale molto critico».

Il presidente dell’associazione che riunisce i fabbricanti di articoli ottici, fa il punto della situazione e guarda al futuro di un settore fondamentale per l’economia bellunese. Ribadendo con grande decisione che «Anfao è sempre più vicina alle imprese, soprattutto in un frangente delicato come questo».

«Il 2018 ha evidenziato un quadro generale di rallentamento del commercio mondiale e di elevata incertezza legata alle tensioni geo-politiche presenti sui mercati internazionali. Le tensioni commerciali internazionali», spiega, «restano un freno agli scambi e tengono alta l’incertezza».

E nel nostro Paese?

«In Italia la situazione resta critica, la fiducia delle imprese peggiora, specie nel manifatturiero. E se la domanda interna è più che debole, il dato allarmante è il canale estero, da sempre fattore di trascinamento per il Paese, che si mostra piatto.

Veniamo all’occhialeria. I numeri, come accennato, non sono positivi come in passato...

«Evidentemente il quadro generale influisce direttamente anche sul nostro settore, che segnava un fatturato di 3,8 miliardi di euro a fine 2017. I primi otto mesi del 2018 hanno visto un rallentamento tendenziale in valore dell’export complessivo dell’occhialeria italiana dell’1,4%. Nel dettaglio la decrescita in valore è stata dello 0,9% per le montature e dell’1,8%, più marcata, per gli occhiali da sole. Si tratta di una performance leggermente migliorativa rispetto a quella registrata a giugno, perché il 3° trimestre ha segnato risultati migliori, tuttavia non sono dati particolarmente incoraggianti».

Per quanto riguarda le aree geografiche?

«Le esportazioni del settore nel periodo gennaio-agosto 2018 hanno registrato performance poco brillanti in ogni area: in America hanno fatto segnare un –1,4%, in Europa –0,2%, in Asia–3,9%. A due cifre il decremento dell’export dell’occhialeria italiana in Africa (-14,8%) e Oceania (-23,4%), aree che però pesano complessivamente poco meno del 2% di tutte le esportazioni del settore in valore. Negli Usa in particolare (mercato di riferimento con una quota di oltre il 25%) l’export complessivo del sole-vista ha fatto segnare un –2,4% rispetto al periodo gennaio-agosto 2017. Meglio sono andati gli occhiali da sole, sostanzialmente stabili (+0,9%) rispetto alle esportazioni di montature (-10,8%) decisamente sotto tono».

E nel nostro continente?

«Anche in Europa le esportazioni di occhiali da sole e montature nel gennaio-agosto 2018 hanno subito un rallentamento: Francia (-3,3%), Germania (-5,1%), Spagna (-7,4%); solo nel Regno Unito c’è stata una ripresa (+6,1%) legata al fatto che nel 2017 l’effetto Brexit aveva già pesato molto».

Il mercato interno come sta andando?

«Non va meglio, si dimostra asfittico, con un andamento a valore e volume nelle vendite al consumatore finale preoccupante. Le vendite presso gli ottici italiani nel periodo gennaio-agosto 2018 (ultimo dato a disposizione) ha fatto segnare una leggera flessione dello 0,8% tra occhiali da sole e montature in valore e dell’1% in volume. Sono però gli occhiali da sole a soffrire maggiormente (-3,4% in valore e –4,9% in volume) rispetto alle montature da vista che, invece, si sono mosse in positivo (+2,8% in valore e +4,1% in volume). A comporre questa dinamica di mercato la significativa perdita di quote di mercato dell’occhiale da sole nel canale ottico e la crescita di segmenti di prezzo o di fascia molto alta (lusso) o di fascia bassa (prodotto private label del retail) a discapito della fascia medio-alta».

Visto questo quadro, su cosa basa il suo ottimismo?

«Abbiamo imprese di grandi dimensioni che puntano allo sviluppo, attraverso i canali classici ed anche quelli innovativi. Ci sono start up che vendono solo prodotti online e possono contare su grandi potenziali di crescita. Poi, per quanto riguarda i punti vendita fisici sui mercati, si stanno realizzando nuove catene, infine ci sono gli ottici indipendenti».

Cosa chiede il mercato?

«Trasparenza, etica, cultura di prodotto, qualità, storie imprenditoriali credibili».

Quindi il suo consiglio a chi volesse avvicinarsi come imprenditore a questo settore?

«Lavorare su marchi propri, avere una visione globale del mercato, perché ormai senza export non si va da nessuna parte, e saper raccontare storie vere ed affascinanti. Ma soprattutto avere, e saper bene rappresentare, la propria identità»».–



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