Calalzo, il sindaco De Carlo: «Basta con vie intitolate a Tito»
CALALZO Via la toponomastica inneggiante a Tito. Il sindaco Luca De Carlo e l’assessore Antonio Da Col scrivono qualche missiva in occasione della “giornata del ricordo” a colleghi sparsi un po’ in tutta Italia.
«La lettera al presidente della Repubblica, da noi inviata un anno fa, non ha ricevuto risposta né sortito alcun effetto. In parecchi Comuni continua a figurare “via Tito” nella toponomastica, in qualche modo inneggiando a chi ha contribuito a sterminare migliaia di italiani innocenti. In un momento di crisi, in cui dobbiamo essere ancora più uniti sotto il comune sentimento di patria, è fondamentale essere capaci di una memoria accettata e non di parte, ricomponendo l’amnesia che per decenni ha contribuito all’oblio sulle vittime delle foibe».
Sindaco e l’assessore alle Politiche Giovanili di Calalzo lanciano una nuova iniziativa nell’occasione della “giornata del ricordo” che si celebra oggi, inviando una lettera ai primi cittadini dei Comuni di Aci Sant’Antonio (Catania), Campegine (Reggio Emilia), Nuoro, Palma di Montechiaro (Agrigento), Parete (Caserta), Parma, Quattro Castella (Reggio Emilia), Reggio Emilia, Scampitella (Avellino), Ussana (Cagliari) e Verzino (Crotone) per invitarli a cambiare la toponomastica locale tramutando “via Tito” in “via martiri delle foibe”.
«E’ giusto riconoscere nella maniera corretta il ruolo che figure come quella di Tito hanno avuto nella storia del Paese», scrivono De Carlo e Da Col, «chi ha calpestato, annientato e volutamente perseguitato per ragioni ideologiche i nostri fratelli, non può e non deve avere riconoscimenti ufficiali nemmeno nella toponomastica. Mutarla, intitolando vie e piazze ai martiri delle foibe, orrendamente uccisi e per troppo tempo dimenticati anche dai libri di storia, sarebbe una risposta al sentire comune che dà giustizia a chi non l’ha avuta nella memoria collettiva. Nessuno di noi vorrebbe mai trovare “via Hitler” nel proprio paese: per la stessa ragione non possiamo tollerare che esistano ancora luoghi inneggianti ad un criminale, perché questo fu chi massacrò migliaia di italiani gettandoli nelle foibe. In mancanza di iniziative dall’alto», concludono i giovani amministratori, «spetta ai Comuni promuovere quella legge che da 10 anni ci invita a commemorare i martiri di Tito. Per questo sarebbe un segnale fortissimo se tutti assieme, come sindaci, si decidesse di rimuovere per sempre questa celebrazione toponomastica, visto che sia i libri di storia che chi regge le sorti di questo Stato hanno evidentemente tutta l’intenzione di ignorarne le vittime».
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