Calalzo: nascite in calo e i piccoli immigrati sono pari ai bellunesi

Le nuove coppie lasciano la montagna per il fondovalle che gode di benefici economici e logistici considerevoli
CALALZO.
L'Amministrazione di Calalzo studia i movimenti anagrafici e i dati parlano chiaro: le nuove coppie lasciano la montagna per il fondovalle che gode di benefici economici e logistici considerevoli. Nel 2006, 5 dei 15 nuovi nuclei familiari hanno lasciato Calalzo e nel 2008 addirittura 8 su 15. Il sindaco Luca De Carlo è allarmato: «Occorre che da parte nostra si attivino in fretta politiche volte a trattenere le coppie con figli sul territorio».  
IL DATO CHE FA RIFLETTERE.
L'indagine conoscitiva interna sull'anagrafe di Calalzo fotografa un paese che per la prima volta nel computo delle nascite - 12 totali nell'anno in corso, a fronte di altrettanti decessi - registra un pareggio tra cittadini immigrati e calaltini, 6 e 6. La cifra assume rilevanza maggiore se la si valuta alla luce dei movimenti demografici dell'ultimo decennio. «Le cifre sull'abbandono di Calalzo», sostiene De Carlo, «indicano che avvicinarsi al posto di lavoro o trovare maggiori servizi a prezzi decisamente differenti stimola a lasciare la parte alta della provincia, oggettivamente penalizzata da alti costi della vita e logistica sfavorevole. Come Amministrazione», propone De Carlo, «consideriamo come "filosofia sociale" il fatto che i nostri anziani sono prima di tutto genitori e nonni e che la loro qualità di vita aumenta se hanno vicino i propri nipoti, canale di ricezione ma anche di trasmissione di patrimonio identitario e storico».  
I NUOVI RESIDENTI.
Tra i nuovi residenti dell'ultimo anno, 30 sono italiani e ben 20 stranieri. Per una visione più ampia, con i soli autoctoni, è dal 2005 che non si raggiunge la "doppia cifra": sono comunque 116 le culle dal 2000. Gli stranieri hanno registrato invece solo 2 nascite nel triennio 2000-2002, 9 fino al 2006, mentre dal 2007 ad oggi sono ben 14 i bimbi immigrati ancora residenti, per un complessivo nel decennio di 25: cioè il 21,2% sul totale dei "piccoli calaltini". Il paese attualmente accoglie 2.253 abitanti, di cui l'8,3% stranieri. Ciò significa che Calalzo supera di 2,4 punti percentuali la media della provincia di Belluno, che secondo gli ultimi dati Istat sarebbe del 5,9%. Dei 187 immigrati, 53 sono cinesi, 26 macedoni, 23 marocchini. Ben 61 (il 31%) sono minorenni, «giovani che», sostiene De Carlo, «si stanno integrando proprio grazie al lavoro culturale ed identitario compiuto nelle scuole».  
LE CONSIDERAZIONI.
«Poiché i dati disegnano un paese che si svuota di famiglie autoctone accogliendone sempre più di straniere, questo non può non portare a scelte che premino nell'erogazione di benefici coloro i quali sono nati qui e che contribuiscono in modo forte alla crescita del territorio, siano essi italiani o immigrati», ribadisce de Carlo, «per quanto riguarda le coppie con figli nell'ultimo anno ci siamo fortemente impegnati in politiche di sostegno: la "carta famiglia", i parcheggi rosa, il supporto alle associazioni sportive e ricreative anche minori, i centri estivi e il campeggio, la cura per l'ambiente. Ma adesso», afferma il primo cittadino, «che nella realtà e nei dati esiste il rischio che l'afflusso di nuovi residenti crei in paese il paradosso di un "mordi e fuggi" con il pericolo di sottrarre bonus e benefici a chi per Calalzo si adopera da anni, è necessario stabilire, oltre al mantenimento di servizi basilari, una rete di agevolazioni che parta dal principio di legarsi alla vita del paese e di contribuire alla crescita collettiva. Penso al volontariato, ma anche alla durata della residenza, all'aver svolto lavori utili alla comunità, all'essersi spesi per il bene comune: principi fondamentali e inoppugnabili per chi voglia prendere residenza a Calalzo e fruire dei benefici pagati da tutti i cittadini. In periodo di crisi, con il rischio di distribuire contributi a pioggia senza avvantaggiare nessuno, una buona amministrazione è chiamata a decisioni responsabili che premino chi si mette a disposizione del paese».

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