“Calamita/à”: come il Vajont ha cambiato menti e territori

Il progetto è una piattaforma di ricerca che si avvale di numerosi mezzi espressivi a disposizione In primo luogo fotografia, poi magazines, mostre, raccolta di materiali. Sostegno con il crowdfunding

LONGARONE. «Che Iddio ce la mandi buona » (May god be with us). Questa è la conclusione del telegramma mandato da Alberico Biadene a Mario Pancini la notte della catastrofe del Vajont, il 9 ottobre 1963.

E questo e numerosissimi altri contributi "sensibili" sono contenuti nel progetto no-profit ideato da “Calamita/à” che è una piattaforma di investigazione e ricerca sui territori del Vajont e sulle catastrofi in generale. L’avventura di “Calamita/à” è partita senza fondi e supporti nel 2013 e ora il team sta pianificando come far evolvere il progetto.

«Il nostro interesse è stato fin dall’inizio la percezione della tragedia e la trasformazione e mutazione del territorio», spiega Marina Caneve (architetto e fotografa) che cura il progetto con Gianpaolo Arena (architetto, fotografo ed editore di Landscape Stories magazine), «ora, dopo due anni dal lancio del progetto, i contenuti sono molteplici. Dall’inizio la scelta è stata quella di mostrare i progetti site specific sul Vajont tuttora in corso, chiedendo agli autori di lavorare per periodi lunghi. L’obiettivo principale è stato quello di costruire un progetto in evoluzione e creare una visione collettiva e condivisa». Per lo stesso motivo nel 2014 sono nate anche le sezioni Progetti Collaterali e Interviste dedicate entrambe alla geopolitica internazionale, ponendo particolare attenzione ai temi di disastri e calamità, trasformazioni territoriali e urbanistiche, identità, cambiamenti climatici, mercato globale, dell’architettura, dell’industria del turismo, ecologia e altro. Tutti questi temi sono in relazione con la storia del Vajont e diventano importanti strumenti di ricerca a disposizione degli autori coinvolti nel progetto e del pubblico. Insieme ai due curatori citati collaborano alla realizzazione di interviste esclusive Camilla Boemio (curatrice e critica d’arte), Niccolò Fano (direttore e curatore della galleria d’arte Matèria) e Roberta Agnese (dottoranda in filosofia, ricercatrice e assistente universitaria). “Calamita/à” raccoglie quindi un grande team di fotografi, artisti, urbanisti, geologi, musicisti e scrittori ed è un progetto no-profit costruito in due anni.

Qualche giorno fa, il 21 ottobre, è stata lanciata una campagna di crowdfunding a sostegno del progetto che si svolge su Kickstarter a questo link: www.kickstarter.com/projects/calamitaproject/calamita-a-project.

«L’obiettivo più importante», aggiunge Caneve, «sarà di riuscire a realizzare un libro che rappresenti la sintesi di ciò che è stato costruito dal 2013 a oggi. Al tempo stesso inizierà una nuova fase ricca di sinergie, collaborazioni e progetti per nuovi itinerari da percorrere». La pubblicazione affiancherà progetti site specific sviluppati nel Vajont (Jan Stradtmann, Cyrille Weiner & Giaime Meloni, Gabriele Rossi, Marco Lachi, Michela Palermo, Gianpaolo Arena, Marina Caneve, François Deladerriere, Julia Geiser, Latitude Platform, Alfonso Chianese, Sergio Camplone e altri ), con un apparato di testi critici e saggi sul tema della catastrofe e le interviste esclusive realizzate dai curatori del progetto (François Hartog Images and catastrophe, Aglaia Konrad Marble and Sand, William Basinski The Disintegration Loops, Drew Nikonowicz This World and Others Like It, Rob Stephenson Redefining the Borderlands, Simon Norfolk Militant archaeology, Matthieu Gafsou Delicate Balances, Olaf Otto Becker The evanescent landscape, ecc.). La pubblicazione sarà una sorta di mappa organica che attraverserà il territorio e in cui la fotografia si relazionerà con le altre discipline. Un altro obiettivo è la realizzazione di 3 mostre internazionali: la prima è prevista alla galleria Matèria di Roma a ottobre 2016. Aggiunge Caneve: «Inoltre con il sostegno ottenuto sarà possibile sviluppare ulteriormente il sito web di “Calamita/à” (anche su fb, twitter) e far crescere la piattaforma con nuove interviste esclusive, nuovi progetti collaterali e la creazione di una sezione inedita dedicata ai libri fotografici sul tema della catastrofe». E ancora presentazioni, nuovi progetti, workshop multidisciplinari ed escursioni con geologi nell’area del Vajont. Il progetto gode del patrocinio dei Comuni di Erto e Casso e del Parco Naturale delle Dolomiti Friulane.

Ezio Franceschini

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