Calano i disoccupati, ma i numeri sono “annacquati”
BELLUNO. Calano nel terzo trimestre del 2018 i disoccupati. O meglio cambiano le regole per definirli tali. La Regione Veneto ha infatti avviato un riordino dello stato di disoccupazione, disponendone la perdita per i lavoratori “con anzianità di disoccupazione superiore ai 36 mesi e che negli ultimi 24 mesi non abbiano sottoscritto un patto di servizio o non abbiamo effettuato una ricerca attiva di lavoro mediante la pubblicazione di un curriculum da parte dei centri per l’impiego”.
In base a questi criteri, a fine settembre erano 3.901 i disoccupati in provincia contro i 5.978 corrispondenti allo stesso periodo del 2017, vale a dire una diminuzione di 2.077 unità (35%). A fronte di una riduzione delle persone rimaste senza impiego, si deve rilevare un incremento dei contratti a tempo determinato. Quindi del lavoro precario.
Over 50 in difficoltà
I dati sono quelli forniti dall’osservatorio statistico della Provincia di Belluno che, disaggregando i disoccupati per classi di età, mostra come le difficoltà maggiori nel trovare un’occupazione si riscontri nelle persone con età elevata: dai 50 ai 64 anni. Al settembre 2018, in questa fascia di età i bellunesi rimasti senza lavoro erano il 37%, del totale (il 22,74 % da 50 a 59 anni e il 14,47% da 60 a 64 anni). Questo significa che le imprese preferiscono assumere, seppur per tempi brevi, i giovani (la fascia d’età dai 18 ai 29 anni), lasciando a casa le classi più mature.
«È normale che le imprese mirino ad assumere personale giovane e che quindi le fasce di età over 50 siano un po’ trascurate», precisa Mauro De Carli, segretario della Cgil di Belluno. «Quello che invece non capisco», prosegue il sindacalista, «è l’aver scorporato dal dato i disoccupati che da tre anni non rinnovano le Dichiarazioni di immediata disponibilità (did)». Questo sfalsa ovviamente la lettura dei numeri: «Sapendo che gli over 50 sono quelli che storicamente rimangono più a lungo nello stato di disoccupazione e che sono proprio loro a non rinnovare la “did” perché sfiduciati nella ricerca lavoro», sottolinea De Carli, «possiamo dire che la percentuale dei disoccupati over 50 è ben più alta rispetto a ciò che ci vogliono mostrare».
Gli altri numeri
Nel periodo ottobre 2017 settembre 2018, sono stati registrati in provincia 39.883 avviamenti: 25.246 con contratti a tempo determinato e soltanto 6.729 a tempo indeterminato. Sono cresciuti anche i contratti di apprendistato e di inserimento, saliti, rispetto allo stesso periodo del 2016-2017, da 1.007 a 1.281. In leggera flessione anche le somministrazioni (passano da 7.603 dell’ottobre 2016-settembre 2017 a 6.627 dell’ottobre 2017-settembre 2018). Ad assumere maggiormente sono i settori del metalmeccanico, mentre segna una flessione l’occhialeria. Un segnale importante è la crescita del numero di contratti non solo dell’alberghiero e della ristorazione, ma anche del commercio e dei servizi alle imprese.
Sos precariato
Il segretario della Cgil si mostra preoccupato per l’aumento del precariato: «Molti di quei lavoratori che erano stati assunti per 36 mesi sono stati stabilizzati, segno che quei contratti rispondevano a necessità strutturali e non momentanee. Una moda che sembra protrarsi nel tempo, con un chiaro peggioramento: da qualche tempo, infatti, le grosse aziende preferiscono siglare contratti di 12 mesi per poi lasciare a casa il dipendente temporaneo e “assumere” altre persone. Direi che stiamo raggiungendo il massimo della precarizzazione». —
P.D.A.
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