Calano risorse e addetti, servizi a rischio
BELLUNO. Carenza di risorse economiche, tagli ai trasferimenti, impossibilità di assumere e conseguente carenza di personale: erogare servizi sociali diventa sempre più difficile e questo va a scapito dei cittadini e soprattutto delle fasce deboli della popolazione compresi bambini, anziani, disabili. E questo in un momento in cui i bisogni di salute aumentano acuiti da fenomeni di disagio sociale, rischio di povertà, di crisi occupazionale e di marginalità sociale. «Questo impone una sempre più spinta selettività delle risposte assistenziali, visto che le risorse non sono destinate ad aumentare. Anzi, ponendo così problemi di sostenibilità della gestione del sistema dell’offerta». Il quadro fosco lo tracciano i sindaci preoccupati per il futuro dei servizi sul territorio.
Un esempio paradigmatico di questa situazione sono i servizi per l’area infanzia, adolescenza e famiglia. Un settore che, in questo momento, si trova sempre più a disagio, richiedendo quindi un aumento di interventi ma anche della qualità degli stessi. Cosa che ad oggi il sistema non è in grado di assicurare perché deve fare i conti con le risorse a disposizione.
I minori. «Il mancato rifinanziamento del Centro regionale di contrasto all’abuso e al maltrattamento dei minori “Tetto Azzurro” ha già causato l’interruzione della presa in carico di 13 famiglie nel marzo scorso; inoltre siamo costretti a fare i conti con l’assenza del rimborso regionale delle spese sostenute dai Comuni per i minori inseriti in comunità e con la riduzione del 10% dei rimborsi regionali dell’affido familiare», precisa la Conferenza dei sindaci dell’Usl n. 1 nella relazione dell’attività del Piano di Zona 2012. Ma che dire poi della difficoltà di «garantire un adeguato percorso di tutela e cura da parte dell’Unità tutela dei minori di Belluno dovuta all’insufficiente disponibilità oraria degli operatori a fronte di un aumento dell’utenza e della complessità della stessa? C’è anche la difficoltà della presa in carico psicologica degli utenti per la riduzione delle ore settimanali di presenza dello psicologo del Consultorio familiare di Belluno, dell’Equipe tutela del consultorio di Pieve di Cadore e dello Spazio Incontro. Inoltre anche i Consultori sono in crisi per la carenza di ginecologi e ostetriche rispetto a quanto previsto dalle Linee guida e alla mancata o insufficiente o tardiva sostituzione di operatori».
Difficile adottare. Anche per l’area adozioni, a fronte di una diminuzione delle domande, dovuto anche alla crisi, ci sono oltre una decina di coppie in attesa di bambini che, «se arrivassero contemporaneamente, metterebbero in difficoltà le équipe per carenza di personale. Inoltre da rilevare c’è anche la mancata presa in carico dei minori residenti nei distretti del Cadore e di Agordo da parte del neuropsichiatra infantile e la conseguente fuga dell’utenza verso servizi di altri territori anche per l’assenza prolungata di una psicologa del distretto del Cadore e della diminuzione del personale a Belluno». L’elenco delle criticità potrebbero continuare visto che questi problemi sono rilevati in ogni area di intervento sociale e il panorama è destinato a peggiorare. Perciò sindaci e la Conferenza dell’Usl 1 chiede che «i servizi siano riorganizzati». Il come sarà un compito arduo in capo a sindaci e territori.
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