Calciatore colpito in faccia finisce all’ospedale
BELLUNO. Un pugno in un occhio. Roberto Tomasella è finito al pronto soccorso, a bordo dell'ambulanza del Suem 118, durante la partita di sabato del campionato di A1 del Centro sportivo italiano, tra Bar Dassi e il Soccher. Solo dopo la fine, i compagni baristi gli hanno raccontato che, in fondo, era andata bene anche senza di lui: al “Paolo Valenti” di Pian Longhi, vittoria casalinga per 2-0 e terzo posto in classifica cementato. Conosciutissimo come “Ciro”, il difensore dalla lunga carriera nella Figc con il Castion e la Fulgor Farra sta meditando cosa fare: può anche darsi che denunci l'attaccante pontalpino, che gli ha sferrato questo colpo, a suo dire molto difficile da capire.
Il nome dell'avversario, che nel frattempo si è scusato, lo farà il giudice sportivo, sempre se l’arbitro ha visto e preso nota. Il referto arbitrale, dopo il certificato medico: «Non può che essere stato un raptus», allarga le braccia Tomasella, tra l’incredulo e il dolorante, «non mi spiego altrimenti questo colpo, che mi è arrivato alla vigliacca. Il pallone era lontano e, da parte mia, garantisco che non c'era stata alcuna provocazione. In campo, possiamo anche darle e riceverle, ma in maniera diversa da così: o lo facciamo alla pari o diventa un gesto di violenza gratuita, punto e basta».
Le conseguenze sono state subito evidenti, tanto più che Tomasella indossa le lenti a contatto, quando nei pomeriggi prefestivi gioca a calcio per divertirsi: “C'è un versamento di sangue tutto intorno all'iride dell'occhio destro e avrò una quindicina di giorni di prognosi. Avrei voluto continuare a giocare, ma in definitiva è stato meglio fare la doccia e andare all'ospedale. I medici mi hanno detto che non avrò danni alla vista e meno male, perché nella vita faccio il geometra e non mi mancherebbe altro. Devo ancora informarmi, se in un ente di promozione sportiva c'è la stessa clausola compromissoria, che esiste a livello federale, in questo caso dovrei chiedere l'autorizzazione, per procedere in sede legale. Ci sto ancora pensando e, detto con franchezza, in una situazione di questo genere le scuse possono contare solo fino a un certo punto, anche se confermo che ci sono state».
Nel frattempo, dovrà pensarci la giustizia sportiva, anche se non è automatica, perché è possibile che il direttore di gara guardasse altrove: «Ma mi risulta che questo giocatore non sia nemmeno nuovo a questo tipo di iniziative»
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