Calcio in faccia a un carabiniere: l’ultrà laziale Franchino a processo a Belluno

AURONZO. Calcio in faccia al carabiniere. «Franchino» e «Diabolik» erano ad Auronzo il giorno della rissa tra ultras di Lazio e Spal. Quel 28 luglio 2018 Francesco Costantino e Fabrizio Piscitelli degli Irriducibili biancocelesti non si trovavano in via Cella, all’altezza dell’Hostaria, dove c’era stato il tafferuglio più grave con una trentina di coinvolti non ancora rinviati a giudizio, ma in piazza Vigo, davanti al pub Ottavo Nano.
Premesso che nessuno era interessato a vedere l’amichevole precampionato ma volevano solo darsele e probabilmente si erano addirittura dati un appuntamento, in periferia i laziali le avevano prese dai ferraresi, anche perché erano in netta inferiorità numerica e dalle parti del campo sportivo “Rodolfo Zandegiacomo” era scattata una specie di vendetta. I carabinieri erano intervenuti per sedare i disordini e forse non pensavano di trovarsi di fronte a due dei leader della curva Nord dell’Olimpico: Costantino, che è difeso d’ufficio dall’avvocato bellunese Sergio Montoneri, e Piscitelli, che è stato ucciso con un colpo alla nuca da un sicario il 7 agosto 2019 sulla via Tuscolana per un regolamento di conti, nell’ambito della criminalità organizzata romana.
I due avrebbero colpito e fatto cadere a terra un brigadiere capo della Compagnia di Cortina e Costantino l’avrebbe colpito con un calcio sul lato sinistro della testa. Il militare era stato costretto a ricorrere alle cure del Pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Pieve di Cadore anche per «trauma contusivo al ginocchio destro e trauma al gomito sinistro», tutto per una prognosi di una quindicina di giorni.
Piscitelli è deceduto con le modalità già descritte, ma Costantino deve rispondere dei reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Nel suo caso, il rinvio a giudizio c’è stato e la prima udienza del processo di svolgerà a novembre. Intanto, le cronache più recenti raccontano che “Franchino” è stato arrestato nel novembre dell’anno scorso, dopo quella specie di guerriglia urbana scoppiata il giorno del derby di maggio, quello giocato a porte chiuse per l’emergenza Coronavirus. C’erano stati cori razzisti, cariche contro le forze di polizia, lancio di bottiglie e anche di fumogeni. L’indagato era stato posto agli arresti domiciliari, su disposizione del giudice per le indagini preliminari.
Il prossimo inverno dovrà tornare in provincia per il processo, pochi mesi dopo un altro ritiro ad Auronzo della Lazio.
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