Caldo e fatica, ciclista muore sul S.Boldo
L’ha ucciso l’ultima salita di una vita da scalatore. Un malore ha sorpreso Annibale De Faveri, 61enne di Farra di Soligo, ex ciclista professionista e oggi amatore con l’Ucs Ottavio Zuliani di Maserada, otto chilometri dopo la scalata del San Boldo, in località Niccia a Trichiana, ieri poco prima delle 11. Vani i soccorsi, chiamati dal compagno di escursione, il cognato Mauro Fattorel. Il cuore di De Faveri non ha retto allo sforzo e al caldo (indicato dai medici del 118 di Belluno tra le probabili concause). Separato, Annibale De Faveri lascia la compagna Loide, la mamma Teresa, le due figlie Cristina e Susy, sei nipotini e i fratelli Antonio, Piero, Paolo, Fiorina, Elena e Rita.
Gli sportivi, del trevigiano e non solo, lo ricordano come un eroe delle due ruote: per una tragica coincidenza, è morto nello stesso giorno di Andrea Pinarello, stroncato da un’aritmia, sempre in sella a una bici, il 3 agosto 2011.
Diverse le partecipazioni di De Faveri al Giro d’Italia, una vittoria di tappa al Giro di Puglia, campionati italiani di cicloamatori tra le file della Bubola & Naibo messi in fila uno dopo l’altro.
Negli anni Settanta era gregario di Felice Gimondi. Correva assieme ai grandi miti delle due ruote: da Marino Basso a Francesco Moser. Dopo una carriera folgorante, il ritiro dalle scene. Negli ultimi dieci anni De Faveri non aveva più toccato la sua bicicletta. Si dedicava, assieme al fratello Paolo, alla gestione di una piccola impresa edile a Farra, che per colpa della crisi era stata scorporata in due società individuali, a fine 2012.
Nato in via Cao de Villa, abitava da parecchi anni in via Carlo Conte a Soligo, a due passi dalla latteria Perenzin. Oltre all’attività edile, due grandi passioni: la caccia e la “professione” di nonno. Un paio di mesi fa, però, l’antica passione si era fatta risentire e De Faveri aveva deciso di riprendere in mano la bicicletta. Aveva sostenuto anche una visita medica, per accertarsi delle sue buone condizioni di salute. E così, dopo dieci anni, era tornato in strada, sulla sella della sua bici da corsa.
Ieri mattina, attorno alle 8.30, la decisione di salire fino a Trichiana dalla sua casa di Farra, assieme al cognato Mauro. Riesce a domare la salita più dura, il versante sud del San Boldo. Poi non ce la fa più, scende e si accascia improvvisamente, otto chilometri dopo, all’inizio della salitina di via Tiziano che porta al centro di Trichiana. Vinto dal caldo, che anche in quota picchia forte, sfiorando i 40 gradi. Qualche automobilista si ferma, il 118 arriva subito da Belluno, il cognato tenta di rianimarlo, ma è troppo tardi.
Nato il 17 agosto 1951 a Farra di Soligo, Annibale De Faveri affronta le prime gare da professionista nel 1973. Quattro stagioni con la Bianchi Campagnolo. Nel 1977 passa alla Selle Royale, ma da professionista corre anche con la Jolly Ceramica, compagno di squadra del vicentino Enrico Battaglin e del trevigiano Simone Fraccaro. Quindi, l’esperienza con la bici Pinarello. Diverse partecipazioni al Giro d’Italia, da gregario del grande Felice Gimondi. Una vittoria importante nel 1974, quando taglia per primo il traguardo della quarta tappa del Giro di Puglia. Dopo il professionismo, il titolo di campione italiano cicloamatori, accanto all’amico e compaesano Franco Damuzzo, tra le file della Bubola & Naibo.
Martedì alle 10, nella parrocchiale di Soligo, i funerali. Rosario domani sera, alle 20, nel centro parrocchiale di Soligo.
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