Caldo, i ghiacciai bellunesi fondono a velocità doppia

Colpa di un luglio rovente, con temperature di 3-4 gradi superiori alla media Di questo passo, si rischia di doppiare le masse di scioglimento degli anni scorsi

BELLUNO. I ghiacciai dolomitici bellunesi si stanno “fondendo” a una velocità quasi doppia rispetto a quella registrata negli ultimi anni. Tutta colpa di un luglio rovente, con temperature di 3-4 gradi superiori alla media, che hanno fatto si che “a metà estate” siano già state raggiunte le condizioni di fusione (il passaggio di neve e ghiaccio dallo stato solido a quello liquido, ovvero l’acqua) che nel recente passato si potevano osservare solo a fine settembre.

I dati attualmente in possesso dei tecnici non forniscono ancora un dato definitivo ai fini della misura conclusiva del bilancio di massa dei ghiacciai (che si valuta su scala annuale, come bilancio tra i nuovi apporti di ghiaccio e neve e la massa che invece si perde per lo scioglimento), ma le misurazioni effettuate si confermano “evidenti” gli effetti delle anomale temperature registrate anche in quota a luglio. «La maggior velocità di fusione registrata anche sui ghiacciai bellunesi», spiega il dottor Anselmo Cagnati del Centro Arpav di Arabba, «si legano sostanzialmente al fatto che ha fatto più caldo del solito, di 3-4 gradi. Condizioni climatiche che accelerano anche la fusione dei ghiacciai. Parliamo comunque di una situazione generalizzata, su tutte le Alpi».

A denunciare una maggior velocità di fusione sono stati in particolar modo i ghiacciai più piccoli e a quote più basse, ma segnali inequivocabili li hanno lanciati anche i quattro principali ghiacciai delle Dolomiti bellunesi: «Marmolada, il ghiacciaio superiore dell’Antelao, il ghiacciaio occidentale del Sorapis e il ghiacciaio del Cristallo», prosegue Cagnati. «Sono gli accumuli più grandi che abbiamo nel Bellunese, ma quelli più piccoli ne risentono anche in maniera maggiore. La fusione inizia in primavera, quando le temperature vanno sopra lo zero in quota e comincia il processo di fusione. Poi la velocità di fusione è collegata alle temperature e luglio è statisticamente il mese dove fa più caldo in montagna e i ghiacciai si sciolgono di più. Nessun allarme comunque, tutto ciò rientra sempre e comunque in quella fase iniziata già nel 1850, e attiva ancora oggi, di ritiro progressivo dei ghiacciai, che quest’anno hanno semplicemente sofferto di più, perchè la stessa quantità di ghiaccio e neve che normalmente si scioglieva nei quattro mesi estivi, ovvero da giugno a settembre, ora si è già sciolta a fine luglio, ovvero nella metà del tempo. Prevedere cosa succederà nei prossimi mesi non è possibile, ma di questo passo, sempre in linea teorica, si rischia di doppiare le masse di scioglimento degli anni scorsi e che in inverno avranno meno neve. Questo, sempre ricordando che i ghiacciai bellunesi hanno prevalentemente interesse paesaggistico. Certo, ci saranno anche cambiamenti nel regime idrogeologico bellunese, ma abbastanza impercettibili, viste le quantità di ghiaccio e neve, e quindi anche di acqua, che sono in gioco».

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