Caldo in quota, i ghiacciai sono a rischio

L’allarme del Centro valanghe di Arabba. Sopra i 3300 metri in questi 20 giorni la temperatura media è stata di 10 gradi
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Le temperature eccessivamente elevate di questa estate stanno portando ad una rapida fusione della neve sui ghiacciai e ad una ancora più veloce riduzione delle loro superfici. Sono anche questi gli effetti preoccupanti del caldo africano che da oltre un mese sta attanagliando il Bellunese con temperature mai registrate prima soprattutto in quota.

Infatti, se nelle valli è abbastanza normale che la colonnina di mercurio in queste settimana arrivi a toccare i 32-34 gradi, non lo è altrettanto oltre i 3300 metri, come nel caso della Marmolada dove, in questi primi 20 giorni di agosto, la temperatura media non è mai scesa sotto lo zero. Anzi si è stabilizzata su +10 gradi centigradi.

Insomma, preoccupa il futuro delle riserve di neve, soprattutto dopo un inverno totalmente privo come quello appena concluso. L’allarme viene direttamente dal Centro valanghe di Arabba dell’Arpa Veneto. Come si legge nel bollettino bimensile che viene redatto dall’Arpav, «il manto nevoso è assente sulla montagna veneta. Sulle Dolomiti e Prealpi la temperatura media del periodo 15 giugno-15 agosto 2012 è stata la terza più elevata (riferimento 1993-2002), inferiore soltanto alle estati 2003 e 1994».

A questo si aggiungono le scarse precipitazioni che hanno ovunque aggravato il deficit delle piogge: per l’intero territorio veneto si è passati dai -212 millimetri di fine luglio agli attuali -254 mm pari a un -27% di precipitazione.

Insomma, l’acqua inizia a scarseggiare anche in montagna e quelle piccole riserve idriche rappresentate dai ghiacciai si stanno letteralmente sciogliendo sotto il sole.

Per quanto riguarda i serbatoi idrici le cose non vanno meglio, anche se il fenomeno si osserva a macchia di leopardo. Infatti, se a fine periodo il volume complessivo del Piave risulta di 124 millimetri cubi, oltre il 70% del volume massimo invasabile cioè in buona salute, così come il lago di Santa Croce e il lago di Pieve di Cadore, lo stesso non si può dire per il Mis che è sceso al 35% del volume invasabile.

Volume in ulteriore calo anche se più contenuto a fine periodo, sul serbatoio del Corlo con valori al 15 agosto, ben sotto la media (-41%), solo al 44% del volume invasabile, secondo valore più basso dopo il 2003. La stessa portata media del Piave è ovunque sotto la media. Resta molto al di sotto della media, quella del Sonna di Feltre (-53% il 15 agosto).

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