California, dove Gosaldo iniziò a morire

Ricordato l’anniversario della disastrosa alluvione. Dalle Feste: «In cinque anni il paese perse oltre cinquecento abitanti»

GOSALDO. «Questo rudere alle mie spalle, con questi occhi sbarrati, è il grido di dolore della montagna che muore». Se ne è fatto interprete ieri nell’ex villaggio di California in Valle del Mis, il sindaco di Gosaldo, Giocondo Dalle Feste. Lo ha fatto al termine della messa celebrata dal vescovo monsignor Renato Marangoni (con don Fabiano Del Favero, don Alfredo Levis, don Vinicio Marcon, don Roberto De Nardin e il missionario don Paolo) per ricordare il 50° anniversario dell’alluvione del 1966 che ha spazzato via il villaggio e portato alla chiusura della strada del Mis, riaperta solo 30 anni dopo.

Un momento, quello della messa, che ha arricchito il programma della manifestazione “Sognando California” (alla settima edizione) organizzata dalle Pro loco di Gosaldo e Sospirolo e che ha visto circa 300 persone arrivare a California da Gosaldo attraverso vecchi e nuovi sentieri e poi trascorrere un pomeriggio in allegria ai Pattine. Qui è stato anche presentato il libro di Alessio Dalle Feste sull’alluvione del ’66.

Mentre parlava, il sindaco aveva alle spalle i ruderi del vecchio albergo California, uno dei simboli di quella che era la vitalità della frazione. Poi il 4 novembre 1966 arrivò la morte che, un po’ alla volta, ha finito per estendersi ai villaggi vicini e contagiare l’intero comune. Un concetto che Dalle Feste ha spiegato con i numeri. «Nel 1901 Gosaldo aveva 3156 abitanti sparsi su 99 frazioni - ha detto il sindaco - nel 1961 erano 2373, nel 1971, cinque anni dopo l’alluvione, 1825. Quasi 550 in meno. Poi nel 1981 erano 1192, oggi 638. Molti negli anni sono morti, ma molti se ne sono andati dopo l’alluvione».

Assieme ai sindaci di Rivamonte, Valter Todesco, e di Sospirolo, Mario De Bon, al presidente dell’Abm, Oscar De Bona e al direttore del Parco, Antonio Andrich, ha partecipato alla messa anche l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin.

«Dal 1966 ad oggi - ha detto l’assessore - è stato fatto troppo poco per il dissesto idrogeologico. Per questo abbiamo attivato un piano da oltre 2 miliardi di euro che in parte è iniziato: ci sono 766 cantieri aperti». Per Bottacin però i problemi sono due: la scarsità di risorse e le norme troppo restrittive: «Prima di tutto viene la sicurezza delle persone, se per tale scopo devo tagliare un albero devo farlo. Altri, ambientalisti o pseudoambientalisti, la pensano in maniera diversa». «Conosciamo la natura, le sue forze e le sue potenzialità», ha detto invece il vescovo che ha invitato i presenti all’ascolto e all’aiuto reciproco. «Chiediamo al Signore di entrare in alleanza con la natura. Ci sono passaggi da fare per poter stare bene con essa».

«Questa California», ha poi aggiunto, «è un segno che bisogna cambiare, ricostruire la vita e la storia: ascoltiamo l’invito che ci viene dal luogo che stiamo reinterpretando che è un luogo vivo e che ci parla». Il vescovo ha chiesto poi se tra la folla ci fossero persone che avevano abitato a California. «Siamo scappati di notte», ha ricordato un partecipante, «oggi mi dispiace vedere tutto abbandonato».

Gianni Santomaso

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