Calor, una riuscita integrazione nata per caso grazie ad una bicicletta

Arrivato in modo rocambolesco dal Camerun, il ragazzo ha studiato a Calalzo e difende i colori dello Spiquy Team 


Calor arriva dal Camerun e, grazie alla passione per la bicicletta, si è integrato alla perfezione nella comunità cadorina. Merito anche dello Spiquy Team e di Massimiliano Da Prà che, insieme al presidente Michele Festini Purlan, ha preso a cuore la vicenda del giovane Calor che, nel 2016, fuggito dal Camerun, ha trovato ospitalità in una casa accoglienza di Pieve.

«Sono il terzo di quattro fratelli; ho tre sorelle, due più piccole ed una più grande», racconta Etienne Calor Mouckomey, classe 1996, «sono nato in Camerun, mio padre faceva il meccanico. Mia madre era casalinga ma è deceduta nel 2012. Ho iniziato a lavoratore come montatore di ponteggi; poi, a 18 anni, sono fuggito dopo essere stato ferito durante una rivolta popolare. Due colpi di pistola mi hanno attraversato una gamba, per fortuna senza toccare gli organi vitali. Ho capito che lì non c’era più posto per me. Ho attraverso Nigeria, Mali e Niger a piedi, con le stampelle, fino a raggiungere l’Algeria dove mi sono fermato quasi due anni, lavorando. Mi sono trasferito poi in Libia, dove ho trovato occupazione come imbianchino; e, appena sono riuscito a racimolare i soldi, il 28 marzo 2016 mi sono imbarcato per l’Italia. Dopo due giorni in mare siamo arrivati in Sicilia, sani e salvi».

La storia di Calor racconta di un trasferimento, un mese dopo il suo arrivo in Italia, in una casa accoglienza di Pieve grazie ad un progetto di integrazione che gli ha permesso di conseguire anche il diploma di terza media. Eppure i primi giorni di Calor in Cadore non sono stati per niente facili; poi la passione per la bicicletta ha cambiato radicalmente le cose.

«Il nostro amico Marco, titolare del negozio Racing Point di Tai, ci aveva raccontato che un giorno si era presentato lì un ragazzo di colore appassionato di bici», dice il presidente dello Spiquy Team, Michele Festini Purlan, «e Marco lo ha successivamente indirizzato da Max, Massimiliano Da Prà; colui che, per conto del nostro team, si occupa della gestione della squadra su strada. Max ha preso a cuore la storia di Calor, contagiando tutti. È così che, in poco tempo, abbiamo messo a disposizione del ragazzo una bici, l’abbigliamento necessario ed una polizza assicurativa che gli permettesse anche di gareggiare senza rischi».

Il legame di amicizia tra Calor e lo Spiquy Team si è fatto via via sempre più intenso, come testimonia una successiva iniziativa benefica.

«Una volta completato il progetto di accoglienza di Pieve, Calor venne trasferito a Belluno; ma, nel frattempo, aveva iniziato a studiare in Cadore per conseguire il diploma di terza media», prosegue Festini Purlan, «a quel punto abbiamo organizzato una colletta per pagare a Calor l’abbonamento dell’autobus che gli permettesse di andare su e giù da Pieve a Belluno e viceversa senza dover abbandonare la montagna».

Calor oggi, felicemente diplomato, vive e lavora a Calalzo, impiegato in una ditta di lavasecco. «Ha deciso di pagarsi non solo l’iscrizione al team ma anche la nuova divisa da gara», conclude il presidente dello Spiquy Team, «ci sono storie incredibili, anche dalle nostre parti, che spesso ci passano davanti ma di cui neanche ci accorgiamo. Siamo felicissimi di poter dire che la bici in Cadore, oggi, è anche sinonimo di integrazione». —


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