Cambio di direzione al Corriere delle Alpi: arriva Brancoli, Possamai si sposta sul Nordest Economia

La guida dei quotidiani veneti all’ex direttore del Tirreno di Livorno, alla condirezione (sviluppo digitale) resta Cagnan. Il saluto dell’Editore e l’ultimo editoriale del direttore uscente
AGOSTINI AG.FOTOFILM MONASTIER FORUM DELLA COMUNICAZIONE-COMUNICARE LA SOLIDARIETA'-IL BENE NON FA NOTIZIA-IN FOTO PAOLO POSSAMAI
AGOSTINI AG.FOTOFILM MONASTIER FORUM DELLA COMUNICAZIONE-COMUNICARE LA SOLIDARIETA'-IL BENE NON FA NOTIZIA-IN FOTO PAOLO POSSAMAI

BELLUNO. GEDI News Network, il nostro editore, ha ridisegnato direzioni e competenze in tutte le testate quotidiane del Nordest, a partire dal pacchetto dei quotidiani veneti: il nostro. Paolo Possamai lascia la direzione dei nostri giornali sostituito da Fabrizio Brancoli, il direttore del Tirreno che dopo una trentennale carriera ha chiuso la sua storia con il quotidiano livornese. Sempre a Nordest, sono stati riuniti sotto un’unica direzione il Piccolo di Trieste, Gorizia e Monfalcone e il Messaggero Veneto che d’ora in avanti faranno capo a Omar Monestier, già alla guida del quotidiano di Udine. Lascia la direzione del Piccolo Enrico Grazioli, che va alla direzione della Gazzetta di Mantova. Qui potete leggere il dettaglio di tutta la manovra.

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Ecco la nota con cui l’Editore ha accompagnato il passaggio di testimone

Cari lettori, da oggi il direttore del Corriere delle Alpi, come anche degli altri tre quotidiani veneti del Gruppo GNN, sarà Fabrizio Brancoli. Brancoli proviene da il Tirreno, testata storica del nostro Gruppo, dove ha percorso abilmente tutta la sua carriera professionale arrivando nel 2019 alla sua direzione. Da quella esperienza porterà sicuramente la professionalità e la capacità innovativa anche digitale di cui il Tirreno è stato per anni area di primo sviluppo per il Gruppo.

Paolo Possamai, che ha diretto i quotidiani veneti negli ultimi cinque anni conquistando il primato diffusionale in edicola nelle quattro province, mantiene la direzione di Nordest Economia, progetto inter-testata che anima da otto anni, e avrà un importante incarico in Gruppo Gedi. Possamai è chiamato a condurre Nordest Economia a un nuovo percorso di sviluppo tra digitale, carta e eventi, con la competenza e determinazione fin qui dimostrate. Nordest Economia è un capitolo strategico nel quadro della evoluzione digitale, hub, generatore della informazione economica per i sei quotidiani di Veneto e Friuli Venezia Giulia.

Paolo Cagnan mantiene la condirezione dei quotidiani veneti, di cui sta brillantemente guidando la trasformazione digitale.

Infine da pochi giorni si è affiancato come Vice Direttore Luca Traini, dedicato a il Corriere delle Alpi, dopo l’uscita di Marcella Corrà, caporedattore storico e colonna portante di quella testata.

A tutti i migliori auguri per le nuove sfide, insieme saprete sicuramente vincerle.

L’Editore

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Un giornale in viaggio con la sua comunità 

di PAOLO POSSAMAI

Vorrei iniziare dai ringraziamenti. Perché sono sostanza e innesco a fare memoria e a guardare avanti. Il percorso degli ultimi cinque anni alla guida di questo giornale e degli altri tre quotidiani veneti del gruppo Gedi non sarebbe stato possibile in primis senza la fiducia dell’Editore, che ci ha garantito ogni giorno operatività e autonomia. Ma desidero enfatizzare anche la mia gratitudine verso la comunità di lavoro che ha dato corpo al giornale, inteso come opera di ingegno collettiva, depositaria di un patrimonio e di una cultura del lavoro e civile che sono scritti in 35 e più anni di storia. 

Nel concetto di comunità di lavoro pongo innanzitutto una redazione appassionata, determinata, ricca di forti professionalità e personalità e in pari tempo coesa. Il concerto ha potuto contare inoltre sull’apporto di tutti i dipendenti, di una folta schiera di collaboratori qualificati e di editorialisti capaci con le loro specifiche competenze di dare peso anche al campo delle opinioni e dei commenti. Ma vorrei ringraziare soprattutto i lettori, perché nel dialogo e nel confronto abbiamo insieme tentato di rappresentare il giornale come uno strumento o se volete una infrastruttura al servizio della comunità. Preferisco parlare di comunità e non di territorio, perché l’uno indica un perimetro geografico e l’altra convoca persone e un consesso sociale. 

In questo senso, nell’ultima annata abbiamo tentato di enfatizzare il ruolo del giornale come luogo di incontro. Che poi si faccia di carta o digitale, abbracciando dunque il versante della innovazione e della trasformazione nel giornalismo, resta sempre e comunque il dovere di informare. Sapendo che un giornale se non è scomodo nei riguardi di chi detiene il potere non sta facendo il proprio mestiere. 

Nel tempo tribolato del virus, abbiamo inteso il giornale non solo come mera cronaca, che pure resta la nostra missione essenziale, ma anche come bussola. Il giornale è un polo di relazioni, una torretta di osservazione tanto più utile in quanto sa condensare adeguati saperi e competenze. E dunque abbiamo enfatizzato le relazioni con economisti, statistici, matematici, analisti di finanza, psicologi, demografi sociologi, urbanisti, storici, architetti, ingegneri, imprenditori, informatici e poi scrittori e filosofi e quant’altri portatori di competenze utili a leggere il prisma della pandemia e i suoi riverberi. Naturalmente, questo complesso di voci l’abbiamo accompagnato a quelle degli scienziati più focalizzati sulla cultura medica e degli esponenti istituzionali più direttamente impegnati nel contrasto alla pandemia. 

In pari tempo abbiamo voluto dar campo alla viva testimonianza di quanti tra noi stanno più duramente facendo esperienza del virus: i cittadini come protagonisti, affinché dalle loro storie e dal loro pensiero la società possa sviluppare anticorpi nuovi e reagire alla pandemia. Perché la lettura della catastrofe chiamata Covid richiede l’apporto e il contributo più ampio e qualificato; non certamente può ridursi alla collezione dei bollettini istituzionali e nemmeno alla raccolta dei pareri di virologi e epidemiologi. 

Il vaccino dovrebbe accompagnarci fuori dalla tempesta sanitaria, compiendo il percorso probabilmente dopo l’estate. Ma dobbiamo essere consapevoli che ci aspetta una dura fase di ricostruzione.

Le macerie di questa guerra si chiamano prima di tutto lavoro e gangli sociali. Parto da questo secondo versante: parliamo di scuola, residenze per anziani, servizi sociali, infrastruttura sanitaria, istituzioni e imprese culturali, associazionismo e quant’altro attiene alle politiche pubbliche. I denari per la ricostruzione non dovrebbero mancare, poiché i 209 miliardi del programma Next Generation Eu tolgono alla politica l’alibi di non disporre di adeguata finanza. Tocca adesso definire idee e progetti per dare corpo alla ricostruzione secondo una logica di nuovo sviluppo e di futuro per la prossima generazione. Senza conservatorismi, mirando a una profonda modernizzazione di questo Paese scassato e però pieno di potenzialità. 

Sviluppo implica lavoro e qui viene in questione la tenuta dell’economia e della società venete. Il senso di responsabilità civile, di intraprendenza sociale in chiave di solidarietà, la creatività imprenditoriale e la cultura del lavoro di chi abita il Veneto sono il capitale principale per la ricostruzione. Il focus nei prossimi mesi passerà progressivamente dal contrasto della pandemia alla ricostruzione. Ma per arrivare al consolidamento e al rilancio in economia occorrerà passare attraverso una violenta tempesta su un numero elevatissimo di aziende e la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. E anche in questo passaggio l’informazione è un presidio, un momento di coesione e di messa a fattor comune. 

Di queste dinamiche, vicende, protagonisti andrò a occuparmi con NordestEconomia, hub generatore della informazione economica per le sei testate del gruppo Gedi presenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Di storie e protagonisti dell’economia italiana scriverò in pari tempo su “La Repubblica”, e anche in questo contesto intendo dare voce al nostro Veneto imprenditoriale.  

Cambiare punto di osservazione è sempre sano, in questo mestiere, per mantenere viva la curiosità. Ma conto che non perderemo il filo, insomma. So che non lo perderete con il giornale e con il direttore Fabrizio Brancoli, che imparerete molto presto a stimare. Collega cui va il mio più cordiale augurio di buon lavoro.

Grazie a tutti. 

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