Camoscio incastrato con la testa in una salina

Curioso incidente in un bosco, ma è servito molto tempo e molto lavoro per liberare l'animale

Appena recuperata la libertà, è scattato verso il bosco e non si è fatto più vedere. Era stata tanta la paura, ma il peggio era passato. È finita così l’avventura di un camoscio rimasto incastrato in una radice a causa delle corna a uncino. Qualche sera fa un abitante di Campolongo stava facendo una passeggiata in località Salamora, sopra la Baita di Pian degli Osei a Campolongo, quando si è trovato di fronte ad una situazione inusuale: ha visto infatti che un camoscio era rimasto intrappolato in una “salina”.

Vengono chiamate così le radici cosparse di sale proprio per dare nutrimento ai camosci che ne sono ghiotti e che in questa stagione hanno bisogno di rafforzarsi in vista della stagione dell’amore. Allertato, Mario Casanova della Polizia provinciale si è subito mosso, pur essendo in ferie, e insieme al figlio è accorso sul posto. «Abbiamo guardato bene la situazione», racconta Mario Casanova, «e capito che l’unica soluzione era quella di tagliare qualche radice per liberare l’animale».

Cosa non semplice perché i due hanno dovuto lavorare con la motosega a pochi centimetri dalla testa dell’animale, cercando di tranquillizzarlo e tenerlo fermo. Il camoscio doveva avere 3/4 anni e pesare 25/30 kg, un esemplare un po’ magro, ma un buon riproduttore. Di solito i camosci stanno molto più in alto e scendono a valle in cerca di erba. D’inverno stazionano nella zona di Cornon e si stima ci siano una ventina di capi, dalla parte delle Tre Terze 7/8 capi. Il lavoro per liberare l’animale è durato una ventina di minuti, e mentre il guardacaccia tagliava le radici necessarie, il figlio teneva ferma la testa del camoscio; che una volta liberato ha preso la fuga in un attimo. Una bella storia, dunque, con un lieto fine. —

 

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