Campo di canapa a Fortogna tolto il sequestro, è tutto legale
Le analisi fatte sulle piante prelevate dimostrano che il livello di tch è ben al di sotto dei limiti di legge Casa dei beni comuni: «Bastava seguire la procedura per la canapicoltura, non si demonizzi la coltura»
LONGARONE. Quella di Fortogna non era una piantagione di cannabis “da sballo”. Le piante, coltivate a bordo strada, sono di canapa industriale, nulla a che vedere con quelle dalle quali si ricava la marijuana. Si è conclusa nel giro di una settimana la vicenda che ha interessato un canapicoltore di Longarone. Il giovane aderisce al progetto Socialità contadina, una delle attività avviate dalla Casa dei Beni comuni. A Fortogna ha un campo di pochi ettari, coltivato a canapa industriale, mais e patate.
Il 4 agosto i Carabinieri, su mandato della Procura, hanno messo sotto sequestro il campo: nella notte fra il 1° e il 2 agosto era arrivata una segnalazione anonima, che indicava come in quel campo a bordo strada ci fossero delle piantine sospette. Dopo due giorni di appostamenti c’è stata la perquisizione a casa del canapicoltore. Il ragazzo ha fornito i cartellini e le fatture di acquisto delle sementi, di canapa Uso 31 (varietà inserita nell’elenco di quelle certificate dall’Unione europea) ma il campo è stato messo sotto sequestro. Sono stati prelevati dei campioni e a fine settimana sono arrivati i risultati delle analisi.
Quattro delle cinque piante avevano un valore pari a 0% di Thc, in una la percentuale si avvicinava allo 0,1%. Le varietà certificate, e quindi che si possono coltivare legalmente, devono avere un valore di thc inferiore allo 0,6%, in base alla normativa più recente (gennaio 2017). Il campo, quindi, è stato dissequestrato e non ci sarà alcuna ripercussione diretta sul coltivatore.
Sulla coltivazione della canapa industriale, però, potrebbero essercene, come spiegano dalla Casa dei Beni comuni attraverso il sito Belluno+. «Il campo, rimasto sotto sequestro una settimana, non è passato inosservato agli occhi dei passanti e sappiamo quanto notizie del genere possano essere all’ordine del giorno in bar o strade di paese, specie poi se il campo è stato additato come piantagione di cannabis da chi avrebbe dovuto prima di fare illazioni, chiedere cosa stesse combinando il coltivatore e attendere i risultati delle analisi», si legge. «Al momento nessuno sa se a Fortogna, il prossimo anno, ci sarà ancora un campetto di canapa».
«Si è agito come se si trattasse di una coltivazione illegale», spiega Paolo Cacioppo, uno dei referenti del progetto Socialità contadina. «Invece si sarebbe dovuta seguire la procedura per la canapicoltura: chiedere al coltivatore di mostrare fatture e cartellini, prelevare dei campioni e mandarli ad analizzare. Ma non sequestrare il campo. Questa vicenda ha destabilizzato il canapicoltore, che si è visto la casa perquisita, e rischia di creare un danno “d’immagine” alla coltivazione di questa pianta, che di recente è stata reintrodotta nel nostro territorio». Le Forze dell’ordine e la Procura si sono mosse secondo la legge, «ma questo, chiamiamolo brutto equivoco, si sarebbe potuto evitare», conclude.
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