Canaletta d’epoca romana ritorna alla luce a Lagole

Calalzo. Ottimo risultato per l’indagine archeologica nell’area della stipe votiva Distinti gli ambiti analizzati negli anni ’50 da quelli rimasti intatti dall’antichità

LAGOLE. Scoperta una canaletta di epoca romana per il deflusso delle acque curative nelle indagini stratigrafiche avviate lo scorso 25 agosto nell’area della stipe votiva, a Lagole, e che sono in via di ultimazione in questi giorni. Si tratta certamente di un primo e importante risultato che dà ragione alla scelta del luogo, indicato a suo tempo da Adelmo Peruz, pittore e appassionato cultore della storia antica del suo paese (scomparso nel 2009), che partecipò attivamente alle ricerche, di oltre sessant’anni fa, dirette da Giovan Battista Frescura. Gli archeologi Davide Pacitti e Diego Battiston, con la collaborazione dei volontari del Gruppo archeologico e del circolo “Amici del museo” dell’Alpago, mediante una raffinata tecnica micro stratigrafica sono riusciti a distinguere gli ambiti analizzati negli anni cinquanta da quelli rimasti intatti sin dall’antichità. Compito non proprio agevole quest’ultimo, considerata la natura geologica costituita da strati gessosi (difatti, nelle immediate adiacenze, si trovava proprio una cava di questo materiale).

In ogni modo, proprio grazie al costante e meticoloso lavoro degli esperti, in questi pochi giorni è stato possibile mettere in luce un breve tratto di roggia avente una sezione di oltre un metro e mezzo delimitato a nord da un muro in pietre di travertino e a sud da un argine di materiale gessoso, tipico della zona. Nell’asportazione dei sedimenti della canalizzazione sono stati raccolti frammenti di ceramica romana che permettono di datare questa struttura a tale periodo.

Dai pochi metri quadrati del principale sondaggio non è possibile ancora avere un’idea complessiva della strutturazione dell’area dedicata ai rituali che erano officiati per chiedere la grazia alla divinità che era invocata. Ossia, in epoca venetica Trumusicatei e in quella romana Apollo. Per arrivare a determinare con certezza quell’area bisognerà portare avanti nuove indagini. Tuttavia la presenza della canalizzazione dimostrerebbe come delle sorgenti di acque minerali si trovassero lungo il pendio soprastante e che poi, con il lento passare dei secoli, i cedimenti degli strati gessosi ne abbiano modificato sensibilmente il percorso originario. Nelle ultime ore è stata sul posto la dottoressa Giovanna Gangemi della Soprintendenza che ha potuto verificare di persona i notevoli risultati emersi dalle indagini, auspicando che possano proseguire. A tale proposito il sindaco De Carlo, al quale va riconosciuto il merito di aver sovvenzionato la ripresa delle ricerche, si sta impegnando nel reperimento di nuovi e altri finanziamenti .

Eugenio Padovan

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