Canali Rai “oscurati”: Unioni montane sul piede di guerra
BELLUNO. «Sì, siamo pronti alla mobilitazione» conferma Luca De Carlo, sindaco di Calalzo e presidente dell’Unione montana, raccogliendo e rilanciando l’invito dell’Uncem, l’unione delle comunità montane che ha inviato ai sindaci e ai consiglieri di 4.000 Comuni italiani un ordine del giorno per la richiesta di un migliore servizio televisivo, in vista dell'inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica.
L'Unione dei Comuni e degli Enti montani, con una nota del presidente nazionale, l’onorevole Enrico Borghi, ha chiesto a tutti i Comuni, alle Comunità montane e alle Unioni montane di Comuni, di approvare al più presto l'odg in consiglio o in giunta e di trasmetterlo poi ai parlamentari delle proprie regioni. Primo obiettivo, ottenere un tavolo di monitoraggio nazionale, con la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, l'Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna e l'AgCom, così da individuare le molte (troppe) aree alpine e appenniniche dove la tv si vede male.
Il passaggio al digitale terrestre ha obbligato molte famiglie a dotarsi di tv sat. E ha impegnato tante Comunità montane nell'attivazione e nella gestione, d'intesa con le Regioni, di ripetitori "privati", non gestiti da RaiWay, unica possibilità per raggiungere i borghi alpini delle aree più interne del Paese. «Ci sono borghi del Comune, nonostante il territorio di Calalzo sia facilitato, che non ricevono affatto i canali essenziali della Rai», protesta De Carlo, «quindi parteciperemo senz’altro alla protesta dell’Uncem. Anche se io riterrei più giusto abolire del tutto il canone».
Sirio De Biasio, sindaco di Alleghe, nell’ottobre scorso aveva denunciato pubblicamente il disservizio, ricordando che al posto dei 14 canali digitali Rai, nel suo comune se ne ricevevano solo 4. A Rocca Pietore – riscontra il sindaco Andrea De Bernardin, che nell’autunno scorso rilanciò la protesta del collega di Alleghe – sono 16 i canali catturabili, ma a Malga Ciapela il segnale non arriva mai.
L’ultima protesta di Elisabetta Casanova Borca, di San Pietro di Cadore, sempre con la Rai, è di un mese e mezzo fa. Non più di 4 canali a Selva di Cadore. «Parecchie aree del nostro Comune sono in ombra» denuncia anche Pierluigi Svaluto, sindaco di Perarolo. A Livinallongo stanno protestando, ormai da mesi, anche gli albergatori, in testa il loro presidente De Cassan.
L’Uncem si fa altoparlante delle lamentele. «È certamente necessario ridurre l'evasione del pagamento del canone Rai», spiega Borghi, «imposta sul possesso di una tv, ma allo stesso tempo deve essere assicurato un adeguato servizio agli utenti consentendo la ricezione di tutti i canali, in particolare quelli del servizio pubblico. Nelle aree montane italiane, alpine e appenniniche, resta elevato il digital divide che ha la sua prima fonte nelle difficoltà di ricezione del segnale tv e radio».
I Comuni e le Unioni con Uncem chiedono al Governo e al Parlamento un tavolo di monitoraggio nazionale ma anche di Impegnare Rai Way nel potenziamento delle infrastrutture per la trasmissione del segnale tv nelle aree montane e più interne del Paese.
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