Cancia, assolto di nuovo il Genio civile
VENEZIA. Assoluzione per il Genio civile. Per la frana di Cancia e il reato di disastro colposo, Sandro De Menech (progettista del bacino di contenimento), Ermanno Gaspari e Alvise Lucchetta (responsabili dell’ufficio regionale) sono stati assolti anche in Appello, perchè il fatto non sussiste. Il Comune di Borca, invece, è stato condannato a pagare le spese di grado, oltre che le perizie veneziane.
Ci sono voluti sette anni per decretare l’innocenza dei tre imputati difesi dai legali De Vecchi e Ravagnan. La prima sentenza di assoluzione è stata pronunciata dal gup di Belluno, Sgubbi, il 20 febbraio 2012, ma la Cassazione l’ha annullata il 18 aprile 2013, ritenendo lacunosa e incompleta la perizia circa la rilevanza, all’interno della vasca di contenimento, dell’edificio Minoter dell’ex villaggio Eni. La vicenda è tornata dal giudice per le udienze preliminari, che ha assolto di nuovo gli imputati con il rito abbreviato. Il Comune e la procura della Repubblica hanno fatto appello e la prima sezione penale della Corte veneziana ha incaricato i periti Nicola Casagli, geologo dell’Università di Firenze, e Stefano Lanzoni, docente d’Ingegneria idraulica a Padova.
La frana scese dall’Antelao nella notte tra il 17 e il 18 luglio 2009 ed è costata la vita a Giovanna Belfi e al figlio Adriano Zanetti. I due periti hanno scagionato una volta di più il Genio, sostenendo che quegli scrosci molto forti di pioggia furono «inusuali e difficilmente ipotizzabili, ma soprattutto imprevedibili». E hanno aggiunto che «la vasca di accumulo è stata idonea a mitigare l’evento di colata». Certo «sarebbe stata necessaria una più corretta gestione urbanistica della zona, con le opportune limitazioni, in modo da garantire una pianificazione del territorio adeguata al rischio idrogeologico estremamente elevato dell’area».
L’udienza cominciata alle 11.30 è durata sei ore abbondanti: già il procuratore generale Bonocore aveva chiesto l’assoluzione, figurarsi i difensori. Un’altra ora di camera di consiglio e la sentenza di secondo grado, che potrebbe anche non essere quella definitiva. Soddisfazione per De Vecchi e Ravagnan, «perché è stato ribadito che i nostri assistiti avevano lavorato in maniera corretta. Dispiace siano rimasti sulla graticola per tutto questo tempo, con tutto il rispetto per le vittime». Mentre Tandura medita il ricorso in Cassazione: «Valuteremo, non appena avremo letto le motivazioni».
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