Cancia, il Genio civile non ha colpe

Al termine di un’udienza fiume sono stati assolti i dirigenti Gaspari e Luchetta e il progettista De Menech
Di Marco Filippi

BORCA DI CADORE. Tutti assolti i tecnici ed i responsabili del Genio civile Sandro De Menech, 51 anni, Ermanno Gaspari, 65 anni, e Alvise Luchetta, 54 anni. Sebbene, come ha sottolineato il giudice Sergio Trentanovi, nelle motivazioni contestuali della sentenza, la frana non fosse un evento classificabile come “eccezionale” ed “imprevedibile”, nel processo non s’è formata la prova della “colpa” degli imputati ossia il nesso di causalità tra la mancata demolizione dell’edificio della Minoter e l’evento tragico della morte di Giovanna Belfi ed Adriano Zanetti, madre e figlio, morti nella notte tra il 17 ed il 18 luglio 2009, dopo che un mix letale di acqua e ghiaia s’abbattè sulla loro casa a Cancia, frazione di Borca di Cadore.

La requisitoria. Due anni di reclusione per il reato di omicidio colposo plurimo per il progettista De Menech e per l’ex capo del Genio civile Gaspari. Un anno e 4 mesi, invece, per l’altro responsabile del Genio civile, Luchetta. Sono state queste le richieste di condanna del pm Marcon. Il pubblico ministero ha puntato la sua requisitoria su due aspetti che hanno costituito i cardini del castello accusatorio: il mancato abbattimento dell’edificio della Minoter all’interno dell’invaso a nord di quello crollato e la sottovalutazione di un fenomeno (quello della frana) prevedibile. Marcon, nella sua requisitoria, ha sviluppato questi due aspetti citando, a tratti, la perizia del professor Leonardo Cascini. Secondo la pubblica accusa, gli imputati sottovalutarono la presenza della casa della Minoter, che si rivelò determinante per convogliare il micidiale mix di acqua e ghiaia che si abbattè sulla casa della famiglia Zanetti. «Se quell’inutile edificio fosse stato abbattuto - ha tuonato il pm - la frana si sarebbe dispersa in una zona più ampia e non si sarebbe indirizzata verso la casa delle due povere vittime. Gli imputati hanno la grave colpa di non aver colto la pericolosità della presenza di quell’edificio». Secondo il pm, nel corso delle indagini è stato ampiamente provato il nesso causale tra la presenza della casa della Minoter e l’evento tragico della morte di madre e figlio. Inoltre la frana, secondo Marcon, è un fenomeno tipico della zona tanto da essersi verificato “innumerevoli volte” in precedenza.

Le arringhe. Lunghe ed articolate le arrighe con tesi difensive del tutto opposte a quelle della pubblica accusa. Le richieste di assoluzione delle difese sono state precedute dalle dichiarazioni spontanee dei due ex responsabili dell’ufficio regionale del Genio Civile, Gaspari e Luchetta. L’avvocato Sandro De Vecchi ha sostenuto che l’edificio Minoter, come dimostrato dai consulenti della difesa, non causò alcuna deviazione significativa verso l’abitazione della famiglia Zanetti. Ed in ogni caso nessuna responsabilità è ascrivibile a Gaspari e Luchetta visto che il progetto dell’invaso crollato fu approvato da una commissione di esperti e scienziati di grosso calibro. «Nella sua perizia il professor Cascini - ha sostenuto l’avvocato De Vecchi - ha usato un sistema di calcolo che va bene per la colata di fango avvenuta a Sarno ma non per la frana di sassi a Cancia».

Il legale dell’ingegner De Menech, l’avvocato Luigi Ravagnan, ha attaccato duramente il castello accusatorio del pm Marcon. Anche per lui l’evento torrentizio non era assolutamente prevedibile e la presenza della casa della Minoter nell’invaso a nord fu ininfluente. «L’assoluta eccezionalità della frana - ha sostenuto in arringa l’avvocato Ravagnan - è incompatibile con la presunta reponsabilità del progettista. Mai prima di allora era avvenuta una colata fluida fino a valle». Quindi l’affondo finale contro la pubblica accusa: «In questo processo il pm non ha prodotto alcuna prova del nesso di causalità tra la presenza dell’edificio della Minoter e la tragedia della famiglia Zanetti».

Le reazioni. Al termine del processo, pochi minuti prima delle 21, bocche cucite tra gli imputati. Soddisfatti i legali. L’avvocato Ravagnan: «Sentenza articolata che merita una riflessione anche se per noi era importante l’assoluzione». L’avvocato De Vecchi: «Siamo molto soddisfatti perché è stato riconosciuta la correttezza professionale degli imputati».

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