Cancia, la sentenza slitta a fine febbraio
BORCA DI CADORE. Frana di Cancia: sentenza il 23 febbraio. Nel frattempo i due periti Nicola Casagli, geologo dell’Università di Firenze, e Stefano Lanzoni, docente d’Ingegneria idraulica a Padova, hanno illustrato le rispettive perizie. Erano stati incaricati delle perizie dai giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Venezia, davanti ai quali è in corso il processo di secondo grado per disastro colposo a carico dei tre tecnici del Genio civile, Sandro De Menech (progettista del bacino di contenimento), Ermanno Gaspari e Alvise Lucchetta (responsabili dell’ufficio regionale).
La frana scese dall’Antelao nella notte tra il 17 e il 18 luglio 2009 ed è costata la vita a Giovanna Belfi e al figlio Adriano Zanetti. I periti hanno scagionato una volta di più il Genio, sostenendo che quegli scrosci molto forti di pioggia furono «inusuali e difficilmente ipotizzabili, ma soprattutto imprevedibili». E hanno aggiunto che «la vasca di accumulo è stata idonea a mitigare l’evento di colata». Certo «sarebbe stata necessaria una più corretta gestione urbanistica della zona, con le opportune limitazioni, in modo da garantire una pianificazione del territorio adeguata al rischio idrogeologico estremamente elevato dell’area». La sensazione è che si vada verso un’assoluzione bis, dopo quella pronunciata in primo grado dal giudice del Tribunale di Belluno, Trentanovi. Una sentenza questa, che era stata impugnata dalla procura della Repubblica per la mancata demolizione dell’edificio Minoter all’interno del bacino. Durante il dibattimento non si era formata la prova del nesso causale tra la presenza del fabbricato e gli effetti devastanti della colata di acqua e ghiaia di quella notte. De Vecchi difende Gaspari e Luchetta, mentre Ravagnan si occupa di De Menech. Tutti aspettano febbraio. (g.s.)
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