«Cane puzzolente» al padre di suo figlio altro rinvio a giudizio
PIEVE DI CADORE. «Bastardo, cane puzzolente». La relazione era finita da qualche tempo e questo era il trattamento che una donna di nazionalità ungherese riservava all’ex convivente, con il quale aveva avuto un figlio. S.N. è stata di nuovo rinviata a giudizio dal giudice per le udienze preliminari Marson, su richiesta del pubblico ministero Marcon. Stavolta per la sola ipotesi di reato di stalking.
L’imputata è già stata condannata a nove mesi e dieci giorni non solo per la stessa imputazione, ma anche per quelle di porto abusivo di armi (spray al peperoncino), lesioni aggravate e violenza privata. È difesa dall’avvocato Pasin, mentre l’imprenditore si è costituito parte civile con Agnoli. Le chiederà degli altri soldi per quello che ritiene di aver dovuto sopportare nel periodo compreso tra il febbraio e l’ottobre dello scorso anno.
Secondo la ricostruzione fatta dalla Procura, la donna l’avrebbe più volte minacciato con espressioni del tipo «ti ammazzo, non sai cosa ti succede se mi porti via mio figlio».
Quando i due si vedevano, lei non mancava di assumere un atteggiamento aggressivo e di sputargli addosso. Quando invece non si incontravano, i contatti telefonici erano continui e a senso unico, sia con chiamate dirette che con messaggi su whatsapp. Il contenuto era sempre quello: pretendeva con insistenza di avere contatti esclusivi e non autorizzati con il bambino, malgrado il divieto posto dalla tutela dei minori.
Gli insulti erano continui, anche alla presenza del piccolo e provocavano nell’uomo uno stato di ansia e timore, sia per la propria incolumità che per quella del figlio. La sua vita era inevitabilmente condizionata, in funzione di proteggere la serenità di chi non aveva alcuna colpa per quello che stava succedendo. Nel momento in cui non ne ha potuto più, l’uomo è andato a presentare una querela, che si è tradotta nel procedimento penale. A settembre del prossimo anno, comincerà un nuovo processo. —
G.S.
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