Cani antiveleno al lavoro blitz nei parchi cittadini

Unità cinofile in perlustrazione da Nogarè a Cavarzano, Sossai e alla Calmada per scovare i bocconi che hanno ucciso alcuni quattrozampe nei giorni scorsi
gian paolo perona- perona- belluno- al parco arcobaleno unità cinofile antiveleno
gian paolo perona- perona- belluno- al parco arcobaleno unità cinofile antiveleno

BELLUNO. Cani antiveleno nei parchi cittadini. Ieri mattina tre unità cinofile hanno perlustrato il parco di Nogarè, il parco Arcobaleno di Cavarzano e la zona di Sossai, compresa la Calmada, alla ricerca di esche avvelenate. Le continue e tante segnalazioni di cani che avevano ingoiato bocconi intrisi di sostanze mortali o solo leccato veleni hanno portato ad avviare un'operazione che vede la collaborazione di diversi soggetti: il Comune, la polizia locale, la polizia provinciale e il Cfs.

I tre cani impiegati nell'operazione provengono dalla Spagna e sono stati formati alla ricerca di esche avvelenate nell'ambito del progetto comunitario Wolfalps, di cui è partner la Regione Veneto. A condurli, ieri mattina, erano tre agenti della polizia provinciale (uno di Belluno e due di Treviso). I cani non hanno individuato esche o bocconi avvelenati, ma è stata fiutata una cosiddetta “traccia spenta” al parco di Nogarè. «Non è stato possibile repertare nulla, il cane ha fiutato un odore ma ciò non significa necessariamente che ci fosse un'esca avvelenata», spiega il vicecomandante della polizia provinciale di Belluno, Oscar Da Rold. La traccia si trovava vicino a un tombino.

Dall'inizio dell'anno sono stati avvelenati sette cani e due gatti. Il primo episodio si è verificato a febbraio a Baldenich (cane morto per aver ingerito metaldeide, il veleno che si usa contro le limacce). A marzo sono stati trovati morti due gatti a Sossai e un cane a Nogarè, ad aprile sono deceduti altri due cani a Sossai mentre si è salvato l'animale del Longaronese curato dopo aver ingerito un veleno usato per i topi. La scorsa settimana sono stati avvelenati altri due cani a Cavarzano. Non sempre si tratta di comportamenti dolosi: cani e gatti possono ingerire accidentalmente veleni che si usano per tenere lontani topi e lumache dagli orti. Il risultato però è uno: sofferenze inaudite per la bestiola, perché alcuni veleni causano danni all'apparto respiratorio, circolatorio, neurologico, e arrivano anche a distruggere il fegato.

Se non si interviene in fretta, l'animale muore. «Siamo sul territorio anche per contrastare questi fenomeni», ha spiegato il comandante dei vigili urbani, Gustavo Dalla Ca', che ha sottolineato l'importanza del lavoro di squadra. «Siamo consapevoli che non è sufficiente una bonifica una tantum, ma dimostriamo che le istituzioni hanno gli strumenti per contrastare anche questi reati», ha aggiunto il sindaco Massaro. Sì perché l'avvelenamento intenzionale di animali è punito dal codice penale. «Lasciare esche nei parchi può avere conseguenze anche per gli essere umani, visto che nei parchi giocano i bambini e che alcune sostanze sono pericolose anche solo al contatto con le mani», ha ricordato Da Rold. Molte, purtroppo, sono legali e comuni: «Topicidi e lumachicidi si possono comprare anche al supermercato», ha sottolineato Sonia Calderola, funzionario regionale e responsabile del progetto Wolfalps per il Veneto. Proprio all'interno di questo progetto sono stati creati due nuclei cinofili antiveleni, che operano in Veneto e in Piemonte. I cani arrivano dalla Spagna, i conduttori sono gli agenti della polizia provinciale. Anche il Cfs ha un nucleo cinofilo antiveleni e un paio di anni fa ha effettuato un'operazione analoga a quella di ieri. «Purtroppo le indagini sono sempre molto complicate, è difficile individuare chi lascia bocconi avvelenati in giro», ha evidenziato il comandante della stazione di Belluno del Cfs, Stefano Basei. Negli ultimi anni, è successo solo in due occasioni.

Alessia Forzin

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