Cani e gatti avvelenati, è allarme

L’Apaca: «Nel Bellunese il fenomeno è molto diffuso, anche se è un reato»

BELLUNO. La provincia di Belluno, insieme a quelle di Verona, Trento e Pordenone, è quella – nel Triveneto – in cui è maggiormente diffuso il fenomeno dell’avvelenamento degli animali. L’allarme arriva dall’Apaca, l’associazione che gestisce il canile rifugio di Belluno, e fa seguito all’ultimo caso, quello dei due cani avvelenati ad Alano di Piave. «Sono solo gli ultimi di una lista lunghissima», spiega l’Apaca.

Lo dice anche una ricerca dell’istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che ha raccolto i dati trasmessi dai veterinari tra il 2011 e il 2013. Evidenziano come le zone più colpite da questo fenomeno siano la Valbelluna (ci sono stati casi a Belluno, Ponte nelle Alpi, Pieve d’Alpago, Sedico, Sospirolo, Trichiana, Mel, Santa Giustina) e il Feltrino (Lamon, Sovramonte e Feltre, Alano non c’è nelle mappe perché i dati si fermano al 2013), ma ci sono stati avvelenamenti anche a Taibon e in Cadore, a Pieve, Domegge e Lorenzago. «Ma si tratta solo della punta dell’iceberg, perché i casi evidenziati dall’istituto zooprofilattico sono solo quelli letali e denunciati dai veterinari», spiega Walter Capraro. «Molti animali non arrivano nemmeno in uno studio veterinario».

«Ogni anno ci arrivano notizie di decine di casi», continua l’Apaca. Gli avvelenamenti sono dovuti sia all’ingestione di topicidi e lumachicidi che vengono sparsi in orti, giardini «ma anche nei parchi, sui marciapiedi e lungo i cigli delle strade», ma in molti casi «si tratta invece di esche e bocconi confezionati appositamente per uccidere animali», continua l’associazione.

L’Apaca ricorda che oggi avvelenare un animale è un reato penale, punito con pene che arrivano ai due anni di reclusione e ai 30 mila euro di multa. Anche spargere sostanze velenose è vietato (si rischiano dai sei mesi ai tre anni di reclusione e una multa fino a 516,46 euro). «La denuncia, anche contro ignoti, va presentata a qualsiasi organo di polizia, ed è necessario farlo anche se si rinviene semplicemente del materiale sospetto», conclude l’Apaca. «In questo modo si avvia comunque un’indagine, ma soprattutto si obbliga il sindaco a bonificare e tabellare immediatamente l’area, evitando altre morti».

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