Canone Rai, la rivolta degli artigiani

Il presidente veneto Walter Capraro (Uapi): «Non si deve pagare se si ha solo un computer»
- Walter Capraro e Lino Fedon sindaco di Domegge
- Walter Capraro e Lino Fedon sindaco di Domegge

BELLUNO. Non sono solo gli studi professionali ad aver ricevuto dalla Rai il sollecito di pagamento per l’abbonamento speciale. La lettera con allegato bollettino con cui “regolarizzare” la propria posizione è arrivata anche a diverse officine meccaniche della provincia e a molti negozi. Lo confermano il direttore dell’Unione artigiani di Belluno Walter Capraro e il presidente dell’Ascom Franco De Bortoli: molti associati stano telefonando per informarsi sul comportamento da tenere. Dura la presa di posizione di Confartigianato Imprese Veneto, che parla di «molestia assillante» e arriva a dichiarare che «la Rai sarebbe da denunciare per stalking».

Nelle ultime settimane, dunque, la Rai è tornata all’attacco. «Ci sono stati segnalati almeno una ventina di casi», spiega Walter Capraro (Uapi). «Molte lettere sono arrivate ad officine meccaniche». Qualcuna, per inciso, non ha nemmeno un computer. «La nostra posizione è la stessa di febbraio: non pagare», continua Capraro. «Le nostre aziende impiegano il computer, chi lo ha, per lavorare, non certo per guardare la televisione. La Rai sta riprovando a far pagare il canone a chi non è tenuto a farlo, quindi lo ribadisco: gli artigiani non devono versare una lira se nelle loro aziende non c’è un televisore».

A Franco De Bortoli, che oltre ad essere presidente dell’Ascom è titolare della libreria Athena a Feltre, la lettera dalla Rai è arrivata un mese fa. «Io non ho un televisore, ho un computer in negozio, ma mi serve per lavorare», afferma. «Mi sembra veramente assurdo che la Rai chieda di pagare questo abbonamento». L’Ascom al momento sta facendo alcune verifiche per capire a quanti commercianti sia arrivato il sollecito.

Confartigianato Imprese Veneto, intanto, ha già messo a punto un fax-simile di raccomandata da inviare alle sedi Rai di Roma (Direzione amministrazione abbonamenti) e del Veneto con cui ogni impresa possa dichiarare una volta per tutte che: «In base alla normativa vigente e con riferimento alla vostra lettera, il sottoscritto segnala di non essere in possesso degli apparecchi soggetti al pagamento dell’abbonamento speciale in oggetto e di non essere, pertanto, tenuto al pagamento della somma richiesta».

«La Rai sarebbe da denunciare per stalking», spiega il presidente dell’associazione Giuseppe Sbalchiero. «Questa prassi di considerare ogni soggetto un “potenziale utente non abbonato”, deve finire. Anche se la “nuova” comunicazione è più chiara ed emendata delle parti che erano state oggetto di contestazione da parte delle associazioni di categoria, non è possibile che la Direzione amministrazione abbonamenti stia contattando per la seconda volta in due mesi le imprese. Si viene portati a pensare che sperino nell’errore di qualcuno soprattutto in questo periodo carico di scadenze».

L’indicazione di Confartigianato è chiara: «I titolari di impresa che non possiedono in azienda strumenti atti alla ricezione (apparecchi radiofonici, televisivi, decoder o videoregistratori) devono: primo, rispondere, attraverso la cartolina preaffrancata (come peraltro richiesto al terzo paragrafo della lettera Rai), specificando di non essere tenuti al pagamento della tassa in quanto sprovvisti degli apparecchi ad essa soggetti; secondo inviare, per sicurezza, anche la raccomandata come da fax-simile».

«Pagare il canone Rai», conclude Sbalchiero, «è un obbligo per chi dispone, in azienda, di apparecchi radio e tv. Noi contestiamo, ancora una volta, il metodo e la mancanza di chiarezza nella comunicazione, inviata indiscriminatamente a tutte le imprese».

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