Cansiglio: un solo gestore
La valorizzazione dell'area secondo Giorgio Zampieri
BELLUNO.
Uomo e natura non contrapposti, senza la pretesa da parte del primo di dominare la seconda. Insieme in una logica di equilibrio. Senza però cadere in una visione idilliaca, ma con idee molto concrete su cosa si potrebbe e bisognerebbe fare per sviluppo e valorizzazione del nostro territorio.
Giorgio Zampieri
,
guida naturalistica
con una passione per la natura che lo accompagna da sempre, racconta la "filosofia" che ispira la sua attività personale e quella dell'associazione Aps Guide Alpago-Cansiglio, che gestisce il Centro di educazione naturalistica di Vallorch, ai margini della foresta.
Come è nata l'attività?
«L'associazione Guide Alpago-Cansiglio è recente: è sorta a metà del 2010, dalle "ceneri" dell'Onlus Crc (Centro ricerche Corbanese), nata nel 1996 e impegnata in attività di scavo sull'altopiano del Cansiglio, condotte da Marco Peresani dell'Università di Ferrara. La nostra nuova associazione lavora nell'ambito di didattica naturalistica, escursionismo, progetti specifici. Siamo 10 guide abilitate alla professione con patentino regionale, oltre a vari soci che si occupano di studi e ricerche nell'ambito di faunistica, botanica, geologia. Personalmente, ho amato la natura fin da bambino. Da 12 anni vivo tra Alpago (a Chies da sei anni, prima a Pieve) e Cansiglio. Ho lavorato con Veneto Agricoltura e poi per conto mio, entrando in varie associazioni naturalistiche. La mia professione è sempre uno scambio: non mi piace fare il maestro, confrontandomi con chi mi segue nelle gite imparo ogni volta qualcosa di nuovo. Dietro al gruppo di Vallorch c'è un'enorme passione. A volte però muoversi nell'ambito non è facile, anche a causa dei tagli».
Qual è attualmente la situazione del Cansiglio?
«È diviso tra tre province (Belluno, Treviso e Pordenone), due regioni (Veneto e Friuli) e diversi comuni. Negli anni Ottanta gran parte degli ettari sono andati alla Regione Veneto, un'altra parte è rimasta del demanio. Da parecchi anni il Comitato per il Parco si batte per una legge che riconosca il Cansiglio come area protetta. Ma la foresta non è mai diventata Parco e in questo momento non c'è un unico gestore. Uno di questi è Veneto Agricoltura. Anche recentemente è emersa la volontà degli amministratori di vendere parte del demanio, come la vecchia base militare. Ora è tutto bloccato. Si vorrebbe far cassa, ma la logica della vendita non porta lontano».
Come bisognerebbe muoversi invece per valorizzare l'area? Cosa manca?
«Le difficoltà non sono solo economiche, ma anche organizzative. Dall'inizio del 1400, quando la Serenissima perse il possesso del Cansiglio, questo è diventato interamente pubblico. Da allora è sempre stato bandito e non "sfruttato" in modo appropriato. Per valorizzarlo non servirebbe stravolgerlo, ma basterebbe venire incontro alle esigenze del turismo, puntando su certi percorsi e pascoli. Un aspetto fondamentale: migliorare la sentieristica. Mancano alcuni servizi, come i bagni pubblici, una zona attrezzata, un'area camper. Sarebbe poi utile ampliare il punto informazioni e il centro servizi già esistenti. E io non venderei il Cansiglio. Piuttosto, si dovrebbe riprendere il discorso di un gestore unico».
Qual è la "logica sbagliata" in ambito turistico nella nostra provincia?
«Voler copiare quel che fanno gli altri, senza rendersi conto delle opportunità che abbiamo qui. E pensare a grossi progetti dimenticando le piccole cose per le quali basterebbero poche risorse, ma costanti. In Cansiglio l'aspetto turistico è messo in secondo piano. Credo che il turismo del futuro sia "leggero", non nel senso di banale: un turismo non di massa, ma nel quale le persone possano muoversi con piacere nella natura, avvicinandosi al territorio in modo genuino».
Chi viene a visitare il Cansiglio? Come è visto da bellunesi e alpagoti?
«Il 60% dei turisti viene da Treviso e Venezia. Alcuni dall'Emilia. I bellunesi tendono a spostarsi verso le Dolomiti, l'alta montagna. Gli alpagoti lo vedono in modo controverso. Tra Alpago e Cansiglio non c'è soluzione di continuità: lo stacco netto ci fu quando Venezia si impossessò della foresta. Credo che ancora oggi rimanga un senso di "rivalsa", l'idea che un giorno il Cansiglio tornerà del tutto nelle mani degli abitanti dell'Alpago. Forse è anche questo che frena lo sviluppo e che ha impedito la creazione di un Parco, che avrebbe permesso di avere un "marchio", portando vantaggi. Ma dentro il Cansiglio c'è l'aspetto della solidarietà. Tra i diversi operatori dell'area si è creata una sorta di "grande famiglia". Quando si vuole, è possibile lavorare bene insieme».
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