Canyoning, non solo pratica esperienziale,«In Valbelluna può essere risorsa turistica»

Christian Da Canal (accompagnatore Engc) ha le idee chiare e non si dà ragione per gli ostacoli di legge all’attività

Nicola Pasuch

BORGO VALBELLUNA. Non è solo una pratica sportiva, o un’attività esperienziale nella natura, ma può diventare anche una nuova fonte di reddito e un nuovo motore trainante per il turismo in Valbelluna. Si parla del canyoning. Ed è, questo, il pensiero di Christian Da Canal, che da un anno ha acquisito la qualifica di accompagnatore canyoning dell’Engc (l’ente nazionale guide canyon). Quest’estate ha guidato (e continuerà a farlo per tutto settembre) numerose escursioni alla Grotta azzurra e, soprattutto, in Valmaor, facendo di questa passione una vera e propria attività di “turismo rurale”, come la definisce lui stesso, per valorizzare i sistemi vallivi di Borgo Valbelluna e delle Dolomiti.

«Abbiamo scelto di offrire un’opportunità di sviluppo al territorio e di turismo legato all’ambiente acquatico», spiega Da Canal, «vista anche la delicatezza del tema della scarsità dell’acqua. Il canyoning aiuta a capire l’importanza di preservare i corsi d’acqua, ma può anche diventare una fonte di reddito per l’indotto che potrebbe generare in tutta la Valbelluna in presenza di attività complementari. Il cosiddetto torrentismo consiste nel discendere lungo un corso d’acqua, superando degli ostacoli come possono essere cascate o grossi sassi. Nel canyoning questi ostacoli si superano in vari modi: tuffo, scivolo, salto, camminata e così via. È un’attività fisica abbastanza impegnativa, che consente di unire l’attività sportiva vera e propria con l’esplorazione di un territorio e la conoscenza di un ecosistema».

E la provincia di Belluno cosa offre, in questo senso?

«Il nostro territorio è ricchissimo di canyon. Alcuni sono di livello altissimo. Molti sono più conosciuti all’estero che qui. Quest’anno, il primo da quando ho ottenuto la qualifica di accompagnatore canyoning, ho scelto di dedicarmi a due percorsi: quello della Grotta azzurra e quello della Valmaor. Ora stiamo lavorando per rendere agibile anche quello di San Mamante, un percorso che attualmente è attrezzato per le persone che desiderano fare canyoning in autosufficienza, ma non è ancora adatto per le escursioni guidate».

Di che numeri si parla?

«Per dare un’idea, solo nella settimana di Ferragosto avrò incrociato in Valmaor più di 500 persone, tra spagnoli e austriaci, venuti fin qui per fare canyoning in autonomia. Il problema è che purtroppo vi è una legge per la quale è vietata la pratica del canyoning su tutto il territorio del Parco. E ce ne sarebbero molti, di canyon, in provincia, non soltanto in comune di Borgo Valbelluna (non compreso nel territorio del Parco, ndr). Tutelare è diverso da vietare. Quest’estate circa il 40% delle persone che ho accompagnato erano stranieri. Non va sottovalutato il fatto che la Valbelluna è ad un’ora e mezza da Caorle e Jesolo e ad un’ora da Trento. Le potenzialità sono enormi: possiamo intercettare anche il turismo marittimo e montano, di quelle persone che magari durante una settimana di mare, o di montagna, vogliono vivere un’attività esperienziale diversa per qualche ora».

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