Capannoni abbandonati, a Belluno nessun progetto in vista

Chi arriva in città incontra da un lato l’Invensys, dall’altro l’ex cementificio ma le aree da recuperare sono molte, dalla Veneggia a Borgo Prà e fino al centro 

BELLUNO. Mentre una parte della città si avvia a nuova vita, grazie al piano di rigenerazione urbana, nel capoluogo eletto a capitale della qualità della vita ci sono molti stabili in condizioni di completo abbandono. Complessi industriali, un locale da ballo, una ex caserma dei Vigili del fuoco. Tutti stabili che sarebbe bello recuperare, ma in gran parte sono privati e il pubblico non può intervenire. Se poi c’è di mezzo un fallimento la situazione si complica ulteriormente. «Ci sono alcuni stabili degradati, e purtroppo si trovano alle porte della città», spiega l’assessore all’urbanistica Franco Frison. «Ma il Comune non può intervenire sulle proprietà private».

Ponte nelle Alpi il primo simbolo di un passato glorioso è la Invensys. A poca distanza si incontra la discoteca Shadows, che tutti ricordano come Concorde. Passando per Nogarè c’è l’ex Zadra, in via Feltre l’ex Mercato ortofrutticolo, in centro storico la ex caserma dei Vigili del fuoco in piazza Piloni, il cui recupero è stato avviato ma va completato. Entrando a Belluno dalla sinistra Piave, invece, la prima immagine che si presenta al turista è la Ardo Beton, ex cementificio, chiuso da trent’anni. A Borgo Pra’ è tristemente nota l’ex area Bardin, appena oltre l’Ardo un tempo c’erano dei campi da tennis. C’erano. Oggi non resta che usare l’espressione “ex”. «Di stabili da recuperare ce ne sono molti», conclude Frison. «Ma di concreto, per quanto riguarda le proprietà private, al momento non c’è nulla».



Borgo Pra’. Alla Ardo Beton un tempo si produceva calcestruzzo. A metà degli anni ’80 il complesso ha chiuso e da allora è preda della vegetazione. È la prima cosa che si vede arrivando in città dalla Sp1. A cento metri di distanza, entrando nel quartiere di Borgo Pra’, ecco la zona dei campi da tennis. Dove un tempo ci si divertiva a dritti e rovesci, oggi c’è un’area abbandonata. Non è tenuta male, perché l’erba viene tagliata ed è pulita, ma il recupero è lontano. «Non è una questione economica, ma non riusciamo a trovare qualcuno che gestisca la gelateria che ci piacerebbe realizzare al posto dello stabile segreteria», racconta Bruno Dalla Riva. L’immobiliare è proprietaria dell’area, aveva presentato un progetto per realizzare una gelateria e un parco giochi ma non è mai andato avanti proprio perché è difficile trovare qualcuno che si occupi di gestire la nuova attività. E se un imprenditore fa un investimento, spera almeno di rientrare di quanto speso.

Lo sguardo si sposta di pochi metri. Area Bardin, con le gru abbandonate, l’erba alta, lo scheletro di alcuni nuovi stabili mai completati perché l’impresa che si era aggiudicata l’operazione di recupero è fallita. C’è una cordata di imprenditori pronta a investire, ma prima deve chiudersi la procedura concorsuale. A breve il Comune farà una pulizia dell’area, anche per evitare ilproliferare di zanzare.

Veneggia. Entriamo a Belluno dalla destra Piave. Poco prima dell’aeroporto c’è l’Invensys. La fabbrica ha chiuso nel 2013, la proprietà (americana) ha mantenuto il servizio di guardiania e l’area è tenuta pulita, ma lo stabile è lì. Vuoto. «La nostra speranza è che non venga cambiata la destinazione d’uso di quella zona», si augura Luca Zuccolotto, segretario della Fiom Cgil. «Speriamo si torni a fare impresa in quell’edificio, anche per rispetto dei lavoratori».

È in vendita, invece, l’ex discoteca Concorde, diventata negli anni Coccodè e chiusa quando si chiamava Shadows. Un tempo sulle piste si ballava, oggi l’edificio è diventato una tela per i writers che si sono scatenati con le loro scritte.



Nogarè. Arriviamo all’ex Zadra. La vetreria ha chiuso nel 2011, è fallita e gli stabili sono abbandonati. C’è un progetto di recupero, firmato dall’Università di Padova, ma con il fallimento di mezzo la situazione è complessa.

Piazza Piloni. I Vigili del fuoco un tempo avevano la loro caserma in piazza Piloni, dove oggi c’è il centro Piero Rossi. Ma tutta la parte del complesso che si sviluppa lungo via D’Incà è da recuperare. Il Comune aveva pensato di adibire lo spazio a mercato coperto, ma ora quell’idea è migrata verso l’ex chiesa dei Gesuiti, per la quale ci sono le risorse per la sistemazione. Per lo stabile in via D’Incà bisogna pensare ad un’altra destinazione.
 

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