Capotreno accerchiata sul treno da una quindicina di ragazzini
Paura all’altezza di Alano: la giovane è stata affrontata dal gruppo minorenni senza biglietto.
Dipendente Dolomitibus pedinato e intimidito da una banda di ragazzi

Una giovane capotreno accerchiata da una quindicina di ragazzini minorenni senza il biglietto all’altezza di Alano sulla linea Montebelluna-Feltre, un autista di Dolomitibus pedinato per giorni da un gruppo di ragazzi a cui si “era permesso” di chiedere il biglietto.
Anche in provincia di Belluno i casi di aggressione o comunque di intimidazione ai danni di lavoratori del trasporto pubblico non mancano. «Certo, non sono eclatanti o gravi come è successo in altre parti d’Italia, ma questo non toglie che non si debba tenere alta l’attenzione sulla sicurezza dei lavoratori», lanciano l’allarme i sindacati di categoria bellunesi.
I casi sono stati raccontati al sindacato perchè «non sempre i lavoratori denunciano alle forze dell’ordine», puntualizzano Fabio Scopel dalla Faisa Cisal, Federico Cuzzolin della Uiltrasporti e Stefano Bergamin della Fit Cisl.
Sul treno
«Negli ultimi due mesi», riferisce Cuzzolin, «sulla linea Montebelluna-Feltre, all’altezza di Alano una giovane capotreno, durante il giro per il controllo dei biglietti, è stata accerchiata da una quindicina di ragazzini a cui aveva chiesto di mostrare i ticket. La lavoratrice ha avuto comprensibilmente paura e dopo essersi allontanata ha allertato il gruppo di controllo di Fs che qualche volta gira anche sui treni per raccontare l’accaduto. A Belluno, invece, la situazione è un po’ più tranquilla, anche perché sui binari si vedono spesso gli agenti Polfer che salgono anche sui vagoni per controlli. Purtroppo, però, soprattutto nelle ore serali, la paura suggerisce ai capitreno di non fare neppure il giro di controllo. Addirittura ci sono passeggeri che chiedono di sedersi vicino a loro per essere più sicuri».
Sull’autobus
In provincia di Belluno sono state un paio le aggressioni nell’ultimo biennio ai danni di autisti di Dolomitibus, ma non sono mancati episodi particolari.
«Un gruppetto di ragazzi», racconta Fabio Scopel della Faisa Cisal, «poco tempo fa ha preso di mira un autista di Dolomitibus perchè ogni giorno chiedeva loro il biglietto del quale erano sprovvisti. Questi giovani sono arrivati a pedinarlo mentre si recava a casa, minacciandolo verbalmente e con atteggiamenti di sfida».
Scopel evidenzia poi la presenza di situazioni al limite, che sono potenzialmente pericolose: «Su alcune corse, perlopiù le ultime serali e soprattutto (ma non solo) sulla linea 20 della Sinistra Piave, spesso salgono individui che non possiamo definire lucidi o sobri, e generalmente sono sprovvisti di titoli di viaggio».
Aggressioni verbali e inciviltà
Insomma, oggi chi lavora nel mondo del trasporto pubblico inizia ad avere paura. «Ci sono anche molti casi di manifesta inciviltà da parte di studenti che a bordo degli autobus arrivano persino a causare danni ai mezzi, oltre che a dare fastidio agli altri utenti, mettendo a repentaglio la sicurezza loro e di tutti quelli a bordo dei bus. E cosa dire di aggressioni che seppur non fisiche, comportano comunque un elevato livello di stress? Anche questa è una delle cause per cui non si trovano più autisti», precisa ancora Scopel.
«Ci sono poi le continue invettive degli utenti che, forse esasperati per i disservizi o per loro problemi personali, usano gli autisti come sfogatoio, riversando su di loro le proprie frustrazioni. Generalmente non sono situazioni denunciabili, ma denotano la totale mancanza di rispetto per chi sta semplicemente svolgendo il proprio servizio. Siano essi autisti, controllori, ma anche infermieri, medici e personale scolastico: in qualche modo queste figure non vengono più rispettate per la loro funzione sociale. Anzi vengono loro imputate questioni per le quali non hanno alcuna colpa, solo per il fatto di essere sul posto di lavoro».
Cosa fare
«La situazione va monitorata», dichiara Bergamin, «perchè se è vero che nel Bellunese per ora i casi sono pochi, questo non vuol dire che siamo fuori pericolo. Si dovrebbe pensare di mettere almeno sugli autobus dei pulsanti collegati direttamente alla centrale della società di trasporto e delle forze dell’ordine, così che questi ultimi possano individuare subito dove si trova il mezzo e arrivare in soccorso».
Per i sindacati servirebbero sia una maggiore presenza delle forze dell’ordine – soprattutto nelle ore serali – nelle autostazioni e nei mezzi pubblici, e il riconoscimento delle stesse tutele legali di cui godono polizia, carabinieri, finanzieri quando vengono aggrediti: questo potrebbe fungere da deterrente, insieme alla presenza di telecamere sui mezzi. —
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