Carabiniere a processo: entrò senza un motivo nel Sistema d’indagine

CORTINA. Accessi irregolari al Sistema d’indagine. Un carabiniere in servizio alla Compagnia di Cortina è accusato di essere entrato, senza un giustificato motivo, nella banca dati delle forze di polizia, per verificare eventuali precedenti penali di cinque persone. Un’operazione che non si può fare, anche solo durante i normali controlli sulla viabilità. Per capirsi meglio, quando carabinieri o polizia fermano un automobilista (o una persona a piedi) e chiedono i documenti, comunicano il suo nominativo alla centrale e il collega al terminale entra in questo sistema intranet protetto da misure di sicurezza e gestito direttamente dal ministero dell’Interno, per scoprire se è incensurato oppure no. Segue la verifica sull’assicurazione e la revisione, nel caso di una macchina.

L’inchiesta è stata portata avanti dalla Procura distrettuale di Venezia ed è il tribunale lagunare che ha rinviato a giudizio il militare per l’ipotesi di reato di accesso abusivo a un sistema informatico. L’uomo è difeso dall’avvocato Munerin e il processo è stato spostato a Belluno per competenza territoriale. Nei prossimi mesi, ci saranno le udienze del dibattimento, intanto il bellunese Romano De Poi si è costituito parte civile con l’avvocato Patelmo. Segno evidente che chiederà un risarcimento danni, quando arriverà il momento della discussione. Ma le ricerche hanno riguardato altre quattro persone, che non hanno fatto la stessa scelta. L’esito emergerà, quando comincerà il processo, ma in fondo non è questo l’aspetto più importante.

Sarà più chiaro anche come si è arrivati di preciso alla richiesta di rinvio a giudizio. Secondo una prima ricostruzione, le presunte irregolarità furono evidenziate, durante un normale controllo di routine, tenuto conto che tutte le comunicazioni sono registrate da un sistema interno e degli accessi rimane traccia in questo programma che è del tutto diverso dall’internet che conoscono tutti. —

Gigi Sosso



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