Carcere, detenuti in rivolta nella notte

Sabato sera hanno lanciato bombolette di gas nei corridoi, distrutto alcune celle. Intervenuto il Provveditore generale
Di Paola Dall’anese
gian paolo perona- perona- belluno- carcere
gian paolo perona- perona- belluno- carcere

BELLUNO. Detenuti in rivolta sabato sera al carcere di Baldenich a Belluno.

Nella sezione maschile, che attualmente conta un’ottantina di detenuti contro i 53 previsti dalla capienza regolamentare, verso le 19.30 i reclusi hanno iniziato a battere il pentolame che hanno in uso, contro le porte blindate, dando vita a una rumorosissima protesta, incendiando e lanciando lungo i corridoi le bombolette dei fornelli a gas. In molti casi hanno spostato le loro brandine davanti alle porte delle celle, impedendo così l’accesso agli agenti e barricandosi dentro. Alcune celle sono state anche completamente distrutte dai detenuti. Inoltre, alcuni carcerati hanno spaccato i tubi dell’acqua, causando l’allagamento di una parte della sezione. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno provveduto subito a chiudere l’acqua dalle saracinesche esterne, ma ormai il danno era fatto.

A quanto pare, «le ragioni che hanno determinato questa protesta sono da attribuire alle dure condizioni di vita determinate dal sovraffollamento del carcere. Allo stato la struttura conta circa 95 detenuti a fronte di una capienza massima di 60», spiegano dalla segreteria regionale della Uil Pa polizia penitenziaria triveneto, che denuncia l’accaduto.

«A quell’ora i detenuti, per fortuna, erano tutti chiusi all’interno delle loro celle». Infatti, secondo una direttiva europea, a Belluno «dal mattino alle 8 fino alle 17 i carcerati sono soggetti al cosiddetto “regime aperto” che consente loro una maggiore libertà di movimento all’interno delle sezioni. Un regime detentivo innovativo», prosegue ancora la Uil Pa triveneta, «che però presuppone due elementi imprescindibili, quali la premialità dei comportamenti e il rigido rispetto delle regole di civile convivenza».

Immediatamente, vista la gravità della situazione scatenatasi (per la prima volta a Belluno), è scattato il piano di allerta: sono state richiamate tutte le guardie penitenziarie in forza alla casa circondariale di Baldenich, anche quelle fuori servizio, sono stati fatti intervenire rinforzi anche da altri istituti del Triveneto, ed infine è stata allertata la polizia di Stato, che però non è intervenuta.

Alla fine ad operare c’era oltre un’ottantina di agenti penitenziari, tra quelli in forza a Baldenich e quelli provenienti da fuori.

Ma soltanto dopo l’arrivo del Provveditore regionale del Triveneto, Enrico Sbriglia, che si è reso conto personalmente della vicenda, la situazione è andata via via calmandosi.

Il Provveditore, arrivato da Padova, vista la gravità della protesta, coordinando insieme al direttore e al comandante delle guardi, gli interventi da adottare, ha avvicinato alcuni degli artefici da cui sarebbe partita l’accesa manifestazione. Dopo aver sentito le loro rimostranze, aprendo così un dialogo, si è giunti ad un accordo. Su quali siano stati però gli argomenti del confronto, ancora non è dato sapere.

Solo a notte fonda, intorno alle 2,30 la situazione all’interno del carcere bellunese è tornata alla “normalità”.

«È solo grazie alla grande professionalità del personale di polizia penitenziaria che si è evitato che tale situazione potesse degenerare, e per fortuna, in questo caso, non si contano feriti tra poliziotti, né tantomeno tra detenuti», prosegue il suo intervento la Uil Pa che però, annuncia, nel frattempo, la richiesta di un incontro urgente con il Provveditore regionale per meglio capire le dinamiche dell'accaduto.

«Una volta chiariti i motivi di questa manifestazione», conclude il sindacato, «potremo richiedere gli interventi per tutelare il personale di polizia penitenziaria che opera nella casa circondariale di Belluno».

Del fatto di Belluno presumibilmente si parlerà oggi a Rovigo, all’inaugurazione del nuovo carcere alla presenza del ministro di Grazia e Giustizia Andrea Orlando.

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