Carcere, trasferiti i detenuti “bellicosi”

A Baldenich torna la normalità dopo la rivolta. Il direttore Sbriglia: «Vogliamo capire cosa ha scatenato la protesta»
Il carcere di Baldenich
Il carcere di Baldenich

BELLUNO. La protesta esplosa nella notte di sabato nel carcere di Baldenich ha indotto il ministero di Grazia e Giustizia ad avviare un’indagine che dovrà accertare le responsabilità dei detenuti autori della rivolta - lancio di bombolette di gas, distruzione di arredi, celle barricate e allagate - ma anche le eventuali «anomalie» nel comportamento del personale penitenziario, denunciate (a quanto si è appreso) da un recluso che, lamentando un trattamento ingiusto, ha acceso la scintilla della bagarre, alimentata poi da una cinquantina di detenuti.

È quanto si apprende da Enrico Sbriglia, il direttore dell’amministrazione penitenziaria del Triveneto, che nelle ore dei tumulti ha coordinato personalmente l’intervento delle forze di sicurezza: «Gli atti compiuti non sono giustificabili in alcun modo», commenta «tuttavia, dobbiamo comprenderne il senso, capire qual è stata l’origine della protesta, verificare se vi siano stati comportamenti impropri da parte del personale di custodia. Circostanza che, in ogni caso, non legittimerebbe la condotta violenta di alcuni». Nel frattempo, tornata la normalità nei padiglioni carcerari, sono già stati assunti alcuni provvedimenti, a cominciare dal trasferimento di un gruppetto di detenuti “bellicosi” in altri istituti.

Sul caso, però, interviene anche il direttore dell’Amministrazione penitenziaria del ministero, Santi Consolo: «Da magistrato», esordisce «non mi pronuncio sulla dinamica prima di aver esaminato le prove e i rapporti sull’accaduto. Tuttavia, smentisco categoricamente che all’origine dei fatti via sia il sovraffollamento: Belluno dispone di 89 posti, quattro dei quali sono attualmente inagibili, a fronte di 94 detenuti. Un surplus pari al 110%, che non rientra nella “patologia” penitenziaria. Non è tutto. Noi garantiamo ai detenuti uno spazio medio pari a 7,6 metri quadrati più i servizi; altri Paesi europei si limitano a 4 o 5». Nell’istituto di pena bellunese vige da tempo la “custodia aperta”: le persone possono circolare liberamente negli spazi loro riservati, trascorrendo in cella soltanto le ore serali e notturne. Qualcuno ha indicato in questa “concessione” un punto debole della sicurezza... «Nulla di tutto questo», ribatte Consolo «quando la protesta è scoppiata, tutti i reclusi si trovavano all’interno delle celle. La custodia aperta non c’entra nulla, semmai occorrerà una verifica attenta, di meritevolezza, prima di riconoscere- o di rinnovare - questa chance ai detenuti, che attualmente ne usufruiscono in una percentuale del 95%».

Resta il problema degli organici, lamentato dai sindacati di categoria... «Belluno ha una dotazione sufficiente, quando è scattato l’allarme, nella notte tra sabato e domenica, sono giunti sul posto agenti da tutto il Veneto. La risposta è stata immediata, perfino sovrabbondante nelle risorse impiegate».

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