Carenzoni, solo sei studenti al convitto

Il Cda dell’ente benefico deve fare i conti con la riduzione di utenti e con la convivenza con le migranti

FELTRE. Sono solo sei gli studenti che per l’anno scolastico in corso usufruiscono in semiconvitto dell’istituto Carenzoni: quattro sono le giovani iscritte all’istituto agrario di Vellai, una frequenta la scuola della Canossiane e l’ultima è una studentessa universitaria.

La riduzione di utenti, in linea con la contrazione di iscritti agli istituti superiori di Feltre, è una delle cose sulla quale si confronta il consiglio di amministrazione del Carenzoni Monego. A risollevare le sorti, ma non poi tanto, è la presenza di quindici migranti di sesso femminile che convivono nello stesso complesso. Una convivenza non facile da gestire.

«Al consorzio Sviluppo e Innovazione abbiamo chiesto il servizio di assistenza anche notturna per non pregiudicare gli equilibri della convivenza e per garantire silenzio e riposo agli studenti che sono nostri ospiti», dice il presidente Renato Beino.

Per la messa in sicurezza e il rilancio dell’istituto i progetti non mancano: in programma, appena si disporrà dei soldi della vendita di villa Dalla Piazza di Foen e dei terreni, c’è la riconversione di buona parte dell’immobile di via Battisti in casa per ferie, per l’accoglienza e la villeggiatura di turisti.

Ma la funzione sociale e benefica dell’istituto dovrà rimanere. Questo è quanto si richiede dal territorio, cioè dai sindaci dell’Unione montana feltrina che si sono confrontati sull’utilità sociale di un istituto come questo, a fronte dell’assenza, per tanti Comuni, di alloggi di pronto soccorso sociale. Ed è in atto una convenzione con la parrocchia di Farra, particolarmente sensibile al problema dei senza tetto e delle persone sole, per l’accoglienza di soggetti in situazione di disagio abitativo ed economico. Una convenzione che dovrà essere perfezionata anche nei dettagli di tipo economico-contributivo.

Al Carenzoni peraltro ci sono ancora, si è evidenziato dal Cda, posti letto da riservare alle tante persone che si trovano in situazione lavorativa precaria, tale da pregiudicare l’affitto di una casa. Lo sforzo che il Cda ha intrapreso da qualche anno è quello di uscire da una fase di crisi, determinata da debiti pregressi e dalla “sciagura” di un inquinamento ambientale nella vicina area di proprietà, risalente a qualche anno fa, che ha imposto una bonifica dispendiosa, con il rilancio della capacità ricettiva dell’istituto. Sono previsti la sistemazione strutturale ed impiantistica che ne permetta il pieno utilizzo, attualmente limitato anche per ragioni di prevenzione incendi; e la possibilità, appunto, di trasformare l’istituto da studentato in casa per vacanze, aprendo quindi l’accoglienza non solo a studenti ma anche ad altri soggetti, con un modulo di residence per anziani autosufficienti.

Laura Milano

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