Caritas: «Tanti bellunesi in difficoltà economica»

Quest’anno su 1.766 richieste di aiuto, 1.156 sono state avanzate da italiani Don Giorgio Soccol: «Una trentina di persone vive ai margini della società»
Di Martina Reolon
Belluno, 30 novembre 2006. Nella sala Della Lucia del Centro giovanni XXIII, conferenza stampa dell'associazione Il tralcio
Belluno, 30 novembre 2006. Nella sala Della Lucia del Centro giovanni XXIII, conferenza stampa dell'associazione Il tralcio

BELLUNO. La tendenza che vedeva rivolgersi alla Caritas diocesana un numero maggiore di italiani rispetto agli stranieri, era iniziata già da qualche anno. Ma in questo 2015 è stata ancora più marcata. «Basti pensare che i nostri centri di ascolto hanno registrato 1.156 passaggi di bellunesi e 610 di stranieri», spiega don Giorgio Soccol, direttore della Caritas. «Questi dati vanno letti in modo corretto, nel senso che queste cifre si riferiscono anche a una stessa persona che ci ha chiesto aiuto più di una volta. Ma i numeri fanno comunque riflettere: a noi si è rivolto il doppio degli italiani rispetto agli stranieri. Questo perché ci sono sempre più situazioni di grave marginalità: gente che non ha casa, reddito e nemmeno una rete familiare a cui fare riferimento».

Insomma, ci sono quelli che Papa Francesco, come ricorda don Giorgio, ha definito “scarti”, «persone che vivono in profonda solitudine, che non “sono di nessuno” e che spesso hanno difficoltà ad accedere ai servizi sociali dei Comuni di riferimento», aggiunge il direttore della Caritas. «Se dovessi dare un dato, si tratta di una trentina di soggetti che, insieme alla povertà economica, vivono problemi di carattere psichico e sociale».

Ma accanto a queste situazioni di vera e propria marginalità, «che ha avuto un picco in questo 2015», ribadisce don Giorgio, ci sono anche tantissime persone - la percentuale maggiore sul totale delle richieste di aiuto alla Caritas - che fino a poco tempo fa avevano condotto una vita normale e che, dopo aver perso il lavoro, non sanno come andare avanti e si trovano in difficoltà a pagare affitti e bollette.

«Si rivolgono a noi nuclei familiari ma anche singoli», precisa. «Aumentano le richieste di aiuto per visite mediche e analisi, affitti, cibo, riscaldamento e bollette varie. Se fino a qualche anno fa poteva trovarsi in crisi una famiglia con tre figli, ora si fa fatica anche con due. E se uno dei due coniugi perde il lavoro è un disastro». Come si diceva, le richieste di aiuto da parte di italiani, e quindi di bellunesi, sono aumentate. «Ho potuto riscontrare che le persone del posto arrivano da noi proprio quando hanno “l’acqua alla gola”, perché aspettano fino all’ultimo sperando di poter risolvere i loro problemi», fa presente don Giorgio. «Dall’altro lato gli stranieri, forse anche perché arrivano già da situazioni di grande povertà, hanno una maggiore tendenza ad adattarsi, per esempio condividendo le abitazioni con altre persone».

La Caritas fa parte della rete che, dal 2012 e con capofila il Ceis, porta avanti il progetto di microcredito: «Sul totale delle richieste pervenute per prestiti economici, a essere soddisfatto è circa il 30%. Il 70%, infatti, è composto da persone che non possono restituire. E quel 70% si rivolge a noi».

E l’ufficio Caritas, escludendo le parrocchie (ognuna ha infatti una sua “cassa” a favore, appunto, della Caritas), ha elargito in questo 2015, per sostegni di carattere economico, oltre 190 mila euro. «Ricordiamo poi che c’è il fondo dei sacerdoti», spiega don Giorgio. «Una cinquantina di questi da tre anni si “autotassa” mensilmente del 5% e destina questa percentuale al fondo, che viene utilizzato per aiutare chi è in difficoltà. Ebbene, è stata superata la soglia dei 100 mila euro. Di questi, già 99 mila sono stati utilizzati per dare una mano a 85 famiglie».

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