«Caro Bressa, non abbiamo più tempo»
SAPPADA. Una replica per il sottosegretario Gianclaudio Bressa e per la capogruppo regionale del Pd, Alessandra Moretti? Da Debora Serracchiani, presidente del Friuli, arriva solo un sorriso largo così. E' stata accusata, la governatrice friulana, di espansionismo dal rappresentante veneto del governo. La presidente e vicesegretaria del partito, che incontriamo a Venzone, preferisce non farsi trascinare in ulteriori polemiche. Sa di avere dalla sua parte tutta Sappada. E durissima con Bressa, infatti, è la reazione del sindaco Manuel Piller Hoffer, che tra l'altro ieri è stato in Regione, dall'assessore al turismo Federico Caner, per verificare la possibilità di fondi per assicurare la continuità dell'impiantistica sappadina alla vigilia dell'estate. «Circa due anni fa in un incontro con gli onorevoli Bressa e De Menech abbiamo manifestato la criticità del caso Sappada e la necessità di gestirlo prima che scoppiasse», ricorda il sindaco, «abbiamo ricevuto tanto di rassicurazioni e di futuri incontri a Roma per iniziare un tavolo di lavoro. Ma non si sono mai più fatti sentire. La gente vuole risposte, non promesse».
Proprio ieri sera, ad esempio, era a tema, in un incontro pubblico, la sopravvivenza degli impianti, che hanno l'urgente necessità di un intervento da 400 mila euro. Bressa ha chiesto ai sappadini di pazientare ancora un po' di mesi, prospettando il voto per dopo il referendum sulle riforme e nell'attesa di una soluzione complessiva per la montagna, con la disponibilità di ulteriori risorse. Il sindaco non ci sta.
«Bressa chiede tempo? Ma quanto tempo crede che abbiamo a disposizione? Si rende conto del malessere delle Terre Alte e delle disparità create da lui e dalle regioni che lui tutela, non certo il Veneto e ancora meno il Bellunese? E le firme degli 800 sappadini, che ben evidenziavano questi aspetti, che gli abbiamo consegnato in mano: le ha già buttate?». Tanti i sospetti del sindaco, intorno al quale si sta ritrovando larga parte della sua comunità, a cominciare dai referendari. «Loro sono partecipi e colpevoli del lento e inesorabile declino delle nostre terre», accusa Piller Hoffer, «basta strumentalizzare Sappada a soli scopi politici per la bella faccia di qualche politicante. Vogliamo risposte e soluzioni». Ed è quanto richiedono anche i referendari del Comitato, attraverso un post su facebook di Alessandro Mauro, da guinness dei primati: più di 13 mila caratteri. «Se non si vuole dare corso a questo provvedimento», è la conclusione di Mauro sull'iter referendario, «lo si fa solo perché vi sono motivazioni di carattere politico diverse, tutte assolutamente legittime. Ma sia chiaro che, se non si vuole dare corso a questo provvedimento, la motivazione è di tipo politico, perché questo Parlamento è tenuto a rispettare il dettato costituzionale e il principio di legalità del nostro ordinamento che prevede che 60 giorni dopo la pubblicazione dell'effetto positivo di un referendum il Governo presenti un disegno di legge e il Parlamento lo approvi, per dare sostanza reale a quella che è stata una volontà popolare, espressa a norma di Costituzione e di leggi dell'ordinamento».
Francesco Dal Mas
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