Carrucole e imbragature Esculapio all’Annunziata
FELTRE. Dopo 16 anni, Esculapio è tornato a casa. A pochi metri dal luogo del suo ritrovamento, avvenuto a Ferragosto del 1974, la statua di epoca romana è stata restituita a Feltre, da cui era stata sottratta nel 1999 per lasciare spazio ai lavori di ristrutturazione del museo civico, dove era collocata. Da allora era depositata alla ditta di scavi, restauri archeologici e architettonici di "Diego Malvestio & C." di Concordia Sagittaria (Venezia), in attesa del tanto atteso quanto necessario restauro. Il mecenate dell'intervento è Ernesto Riva, patron di Unifarco, che ha donato l'intera cifra necessaria a consentirlo, 25 mila euro. Gli altri 20 mila sono stati raccolti da alcune associazioni del territorio, che hanno fatto squadra attorno all'operazione, avviata e coordinata dal consigliere di maggioranza e presidente della terza commissione consiliare Alessandro Del Bianco. Sono Il Fondaco, La Fenice, i due Lions club, Famiglia Feltrina, il Rotary e Soroptimist.
Il giovane politico Pd ha avuto il merito di preoccuparsi di che fine avesse fatto il colosso di marmo (alto 2,10 metri senza testa e pesante 770 kg), e di interagire con la Soprintendenza regionale, con enti e associazioni interessati per portare l'operazione a casa. Letteralmente. La statua è stata rimessa in piedi ieri nella chiesetta dell'Annunziata dopo una lunga operazione iniziata alle 8 di mattina, quando la ditta veneziana ha riportato in città il prezioso carico. Ci è voluta un'impalcatura alta fino al soffitto, un sistema di carrucole e una serie di imbragature per alzare la statua e posizionarla sul basamento in cemento in fondo alla piccola navata. A garantirne la stabilità c'è un supporto in carbonio realizzato appositamente.
Alla divinità greca mancano i piedi, il braccio destro e la testa, di cui sono stati ritrovati una decina di frammenti durante la quarta campagna di scavi del 1976, l'ultima condotta sul sagrato del Duomo, tra cui ci sono collo e barba. Nell'ideale prosecuzione del progetto c'è anche la ricostruzione iconografica della testa, che è stata con tutta probabilità distrutta intenzionalmente con la diffusione del Cristianesimo, perché vista in contrapposizione a Gesù guaritore. Alle delicate operazioni hanno assistito, in più momenti, il sindaco Paolo Perenzin, lo storico Gianmario Dal Molin, l'architetto Ferruccio Franzoia, che scoprì l'inestimabile reperto assieme all'archeologo Michele Doriguzzi, e Giovanni Frescura, fotografo che 41 anni fa documentò il rinvenimento, diventato mostra al Fondaco delle Biade. Tra due anni la statua dovrà essere spostata: l'obiettivo è traslarla in quello che diventerà museo civico archeologico. Il costo dell'operazione di restauro del piano terra è di circa 1 milione e mezzo di euro. (f.v.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi