Casa per ex psichiatrici Usl e Ater, niente accordo

Per il progetto era stato individuato un alloggio nella frazione di Villabruna L’azienda sanitaria non si arrende e cercherà un appartamento sul mercato
Di Laura Milano

FELTRE. L'ufficio regionale competente per l'Ater ha negato l'appartamento di Villabruna che, in accordo con ex Usl e comune di Feltre, doveva essere destinato a cinque utenti in riabilitazione psichiatrica. La destinazione d'uso, insomma, stride ora con le ultime determinazioni assunte dall'Ater regionale, quando di fatto era tutto bell'e concordato. Un alloggio protetto, cioè seguito dall'équipe del dipartimento di salute mentale, per ospitare cinque utenti in riabilitazione psichiatrica, era infatti quello che l'Ater di Belluno aveva assegnato al Comune di Feltre a Villabruna, nel complesso di edilizia residenziale pubblica della frazione.

Un paio di mesi fa la direzione provinciale Ater ha confermato agli enti interessati il parere negativo degli uffici regionali. A nulla sono valse le repliche dell'azienda sanitaria che ha chiesto di poter considerare le finalità sociali, evidenziando che gli ospiti assegnatari non sarebbero in fase di acuzie, ma di riabilitazione monitorata dagli operatori dell'area salute mentale. Niente da fare. Ma il diniego ha avuto un effetto a cascata: il Comune di Feltre con l'azienda feltrina per i servizi alla persona ha comunicato a sua volta che non avrebbe preso in carico i cinque alloggi di via Caboto al Boscariz, già a disposizione dell'Usl e in fase di restituzione, essendo venuti meno i presupposti che sostenevano l'accordo, quello dell'attivazione del gruppo appartamento protetto.

L'accordo con l'Ater, dunque, è venuto meno per cause di forza maggiore, cioè per il diniego degli uffici regionali. Ma non è venuta meno la volontà di ricercare, sul mercato della sovrabbondanza di case sfitte, un nuovo alloggio a canone calmierato. E' nella ferma volontà dell'ex direttore sociale e della funzione territoriale dell'accorpata Usl di Feltre, Mario Modolo, attivare il Gap. Anche perché l'ex Usl feltrina, in sintonia con quanto prescrive ora la Regione in termini di residenzialità per pazienti psichiatrici, stabilizzati e in grado di affrontare un percorso di autonomia, è stata la prima a riconoscere che il modello dei minialloggi è ormai superato.

E' invece l'esperienza della coabitazione protetta fra persone con problemi analoghi, con il sostegno dei professionisti del dipartimento che vigilano in maniera discreta e costante, quella che si rivela la più opportuna dal punto di vista riabilitativo. Nel piano di zona 2011/2015 si era infatti provveduto alla ripianificazione dell'area di salute mentale e i sindaci, con le rispettive quote di compartecipazione che ricadono sul bilancio sociale, si sono risolti per l'attivazione di un gruppo appartamento protetto, in sigla Gap. A questo punto, basta cercare l'alternativa.

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