Casa Prade, un rifugio per i senzatetto «E ora un edificio per donne in difficoltà»

La Caritas ha inaugurato la struttura da nove posti letto a Belluno e ha dato un nuovo volto a Casa Emmaus  

solidarietà

Ridare dignità alle persone e fornire un sostegno concreto dal quale ripartire per costruirsi una vita migliore. Caritas e Comune inaugurano, per ora solo in via ufficiosa in attesa che finisca l’emergenza, la nuova struttura di accoglienza per persone senza dimora di Casa Prade.

L’edificio, di proprietà del Comune e già abitazione del custode del cimitero, è stata affidata alla Caritas diocesana con un contratto di comodato gratuito, per consentire, a chi ne ha più bisogno, di avere un luogo in cui poter stare, senza pericoli per sé e per gli altri.

«Da tempo ci venivano segnalate persone che dormivano in ospedale, in stazione e in altri luoghi della città; in estate come d’inverno», spiega il diacono Francesco D’Alfonso, direttore della Caritas di Belluno, «era una cosa indecorosa per degli esseri umani e grazie all’ottima collaborazione con i servizi sociali abbiamo trovato questa soluzione».

La casa potrà ospitare al massimo sei persone in tempo di emergenza sanitaria e 8-9 in condizioni normali. L’esperienza, infatti, proseguirà anche dopo il periodo attuale, dal momento che il problema dei senza dimora in città non è legato esclusivamente all’emergenza sanitaria, ma ancor prima alla necessità di alleviare il disagio di persone che, per le più svariate ragioni, non hanno un tetto sotto cui ripararsi e un letto nel quale dormire.

«Le richieste sono molte, anche se non paragonabili a quelle delle grandi città», continua il diacono, «spesso si rivolgono a noi giovani immigrati che non hanno amici che possano ospitarli. Con i provvedimenti dell’allora ministro Salvini si è creato un numero enorme di irregolari, che le istituzioni non possono aiutare e che, anche se la campagna elettorale permanente sostiene che si possano espellere, di fatto vengono costretti a un limbo senza futuro e che facilita il lavoro della criminalità».

Casa Prade non è semplicemente una struttura di accoglienza per l’emergenza, ma un progetto di accompagnamento di persone in difficoltà abitativa in vista di una autonomia da perseguire tramite una collaborazione tra servizi sociali del Comune e Caritas diocesana. «Quella del co-housing a Casa Prade come in altri alloggi non è una situazione definitiva, le persone devono vederla come un primo sostegno per potersi costruire una vita migliore e un’autonomia che permetta loro di uscire dal tunnel della precarietà e della povertà».

La sinergia positiva tra istituzione e volontariato, infatti, si realizza mediante una rete di figure che accompagneranno gli ospiti in un progetto personalizzato. Lo stesso avvio del servizio è avvenuto in tempi brevi grazie all’impegno di Caritas e Protezione civile comunale per la messa in decoro della casa, l’attivazione delle utenze e l’arredo dei locali. L’obiettivo è di non lasciare nessuno nel degrado e nell’abbandono, facendo leva sulla comune responsabilità delle istituzioni e della comunità cristiana a servizio delle persone più deboli ed emarginate.

Nello stesso periodo dell’emergenza sanitaria un altro servizio Caritas, il piccolo dormitorio di Casa Emmaus della parrocchia di San Giovanni Bosco, ha cambiato pelle. Da struttura di accoglienza notturna si è trasformato in struttura residenziale, almeno per il periodo legato all’attuale emergenza. «Questo ha comportato alcune modifiche dell’organizzazione della casa», continua il direttore della Caritas, «la riduzione del numero degli ospiti, quattro al massimo a causa dell’obbligo del distanziamento fisico, e la fornitura dei pasti serali, essendo sempre garantita la possibilità di accedere alla mensa dei frati cappuccini di Mussoi per il pasto di mezzogiorno».

Grazie all’attivazione della struttura di Casa Prade, la risposta alle grandi difficoltà di chi non ha un posto fisso per dormire ha sicuramente preso vigore, ma non tutto è ancora risolto: «Ci manca ancora una cosa importante: uno spazio dedicato alle donne», conclude il diacono Francesco, «Casa Prade e Casa Emmaus sono riservate agli uomini e stiamo lavorando per trovare una soluzione anche per le donne in difficoltà».

Appena le circostanze lo consentiranno, Casa Prade sarà inaugurata in modo formale, per rendere visibile agli occhi della comunità la bellezza dell’accoglienza e l’importanza del rispetto di ogni persona, specie quando si trova a sperimentare la precarietà della condizione sociale. —



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