Case cantoniere, hotel e rifugio: la Regione lancia aste per 92 milioni

Il piano alienazioni ha due pezzi pregiati in Cansiglio: il Sant’Osvaldo e l’ex albergo San Marco
Francesco Dal Mas
Pian de cansiglio
Pian de cansiglio

BELLUNO. Sull’altopiano del Cansiglio si privatizzeranno sia l’ex Albergo San Marco che il Rifugio Sant’Osvaldo. Lo ha deciso la Giunta regionale, inserendo i due beni fra i 122 immobili in vendita che dovrebbero rendere complessivamente 92 milioni di euro. In tempi come questi la Regione ha urgente bisogno di far cassa per cui fa capire di non essere nelle condizioni di accogliere l’invito degli ambientalisti a conservare tutto pubblico il patrimonio ai margini della foresta della Serenissima Repubblica.

Se l’ex hotel San Marco ha funzionato da “Quirinale estivo” nei soggiorni degli ex Presidenti della Repubblica, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro, giusto trent’anni fa, il rifugio sant’Osvaldo, al centro della Piana, era l’avamposto dei quirinalisti. Ed è stato, nel tempo, l’esercizio più frequentato dell’altopiano. L’ambiente è chiuso da tre anni; esige, per essere riaperto, una radicale ristrutturazione, mentre il San Marco è, probabilmente, da abbattere e ricostruire.

Ripetutamente il San Marco è stato posto all’asta, senza esito. La Regione lo cede per mezzo milione di euro, ma ci vorranno almeno tre milioni per ricostruirlo. L’operazione sant’Osvaldo, invece, potrebbe valere un milione e mezzo. Questa struttura, però, è molto più appetibile. E, sull’altopiano, se ne sente indubbiamente la mancanza.

In provincia di Belluno, tuttavia, il patrimonio regionale messo in vendita è molto più consistente. Comprende il complesso “Ex Stabilimento troticoltura” di Belluno, alienabile a 195 mila euro, la casa cantoniera al km 58 della statale Agordina, a Collaz di Livinallongo, che costa 310 mila euro (prezzo base); la casa Cantoniera, sempre sulla regionale 203, in località Palù di Cencenighe, che verrebbe ceduta a soli 35 mila euro. A Sedico, in località Val Greva, per 15 mila euro (o poco più) si può mettere le mani su un’altra Cantoniera, questa volta di più piccole dimensioni. Sempre nello stesso comune, ma in località La Pissa, per 25 mila euro, prezzo base, è disponibile un’altra casa cantoniera ancora.

Salendo ad Alleghe, ecco la Cantoniera al km 54 della 203, cedibile per 20 mila euro. A Lamon ce n’è un’altra, per 40 mila euro, in località Fontane. Ad Anzù di Feltre, per 40 mila euro, si può diventare proprietari della Cantoniera al km 50 della Feltrina. Dall’altra parte della Provincia, ad Auronzo di Cadore, la Regione ha messo in vendita la casa cantoniera al km 142 della regionale 48 delle Dolomiti, per 180 mila euro; si trova in località Palù San Marco.

Dal 2010 sono stati conclusi positivamente – fa sapere l’assessore al patrimonio Francesco Calzavara – 41 procedimenti di vendita in regione: tre fino al 2015 (11 milioni 284.250 euro), due nel 2016 (1 milione 785.000 euro), sette nel 2017 (8 milioni 135.651 euro), sette nel 2018 (11 milioni 532.690 euro) e sette nel 2019 (6 milioni 113.500 euro). Nell’anno appena concluso, si sono chiusi positivamente undici avvisi pubblici che hanno riguardato, tra l’altro, le case di Caprile e terreni in quel di Alleghe ed Auronzo di Cadore, Annone Veneto, Camposampiero, Arquà Petrarca.

Nello specifico il 2020 si è chiuso con alienazioni per 7.285.746 euro che hanno fatto superare la somma di 46 milioni dal 2010. «L’emergenza sanitaria Covid-19 ha impattato anche sull’attuazione dei programmi specifici di alienazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare – spiega Calzavara – generando un inevitabile calo di interesse per l’acquisto di immobili e investimenti con valore superiore ai 300mila euro. Ma nel corso del secondo semestre del 2020 si è colto qualche segnale di ripresa».

Gianpaolo Bottacin, assessore regionale con delega al piano straordinario delle alienazioni, ricorda dal canto suo che «un patrimonio immobiliare corposo, molto oneroso nella manutenzione non è funzionale alle funzioni precipue del nostro ente; per questo è necessario alienare tutto ciò che non è funzionale, lasciando agli acquirenti il compito di valorizzare al massimo il bene. Non possiamo rischiare, e non sarebbe nemmeno etico – ribadisce Bottacin –, il deperimento di beni pubblici».

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