Case di riposo, raffica di aumenti delle rette nel Bellunese

Tre euro in più al giorno per i residenti, tra i 10 e i 15 euro per i non residenti: le Rsa devono adeguarsi agli incrementi dei salari degli operatori

Paola Dall'Anese

Raffica di rincari delle rette nelle case di riposo del Bellunese. Aumenti che in linea generale si attestano sui 3 euro in più al giorno per i residenti per arrivare anche a 15 euro in più in caso di non residenti senza l’impegnativa di residenzialità della Regione, cioè senza la quota sanitaria per i non autosufficienti. Incrementi che nella maggior parte dei casi scattano per far fronte al rinnovo del contratto collettivo nazionale degli operatori delle strutture per anziani, ma anche per sostenere il caro vita e una distribuzione - che i sindaci del Distretto 1 ritengono non equilibrata - delle impegnative nelle loro strutture in base alle novità introdotte della Dgr 465/2024.

Le case di riposo nel Bellunese sono 30 i centri servizi per anziani attivi sul territorio dolomitico, gestiti da 21 enti per un totale di 2.136 posti accreditati di cui 1.899 rientranti nel fabbisogno (1145 nel distretto di Belluno e 754 nel distretto di Feltre in base alla Dgr 966/2022 ). L’87% dei posti dispone delle impegnative di residenzialità cioè hanno la quota sanitaria di 52 euro al giorno pagata dalla Regione tramite il Fondo per la non autosufficienza. Un numero, quest’ultimo che da quest’anno è salito a 1.682 tramite l’introduzione della cosiddetta budgettizzazione, vale a dire il nuovo sistema di pagamento dei letti nelle case di riposto avviato in via sperimentale dal 2025 per volontà della Regione Veneto. Sperimentazione che varrà per tre anni.

Le strutture che decideranno l’aumento a partire dal 2025 pensano, in generale, ad un incremento medio di 3 euro al giorno, che poi può salire anche a +10 euro o a +15 euro se gli ospiti non sono residenti e se sono completamente paganti. Dal primo gennaio hanno aumentato le quote le strutture di Cesiomaggiore, Sedico e Lamon. Saranno decisi a breve gli incrementi anche a Limana (già ieri la giunta Talo ha deliberato i rincari), poi toccherà a Val di Zoldo. Se ne parlerà la settimana prossima a Longarone e a Ponte nelle Alpi, mentre dal primo febbraio partiranno a Santo Stefano. Inoltre anche nelle due strutture per anziani della conca alpagota si inizierà la discussione sugli aumenti come evidenziano i sindaci e i direttori delle Rsa, mentre sono già partiti nei tre centri servizi di Borgo Valbelluna nell’ottobre 2024 (a Mel, Trichiana e Lentiai). Quote degli ospiti rincarate anche a Feltre e Seren del Grappa. Nel 2024 sono aumentate le quote per i non residenti anche nella casa di riposo di Belluno. A Pieve di Cadore le rette sono cresciute lo scorso anno, mentre solo nel 2023 sono scattati gli aumenti a Cortina e per quest’anno non ci sarebbe l’intenzione di procedere a dei ritocchi.

«Si tratta principalmente di incrementi legati al rinnovo del contratto collettivo dei dipendenti», spiega il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin che annuncia che entro la fine di gennaio saranno decisi gli aumenti nella sua Rsa che avranno valore retroattivo. «L’aumento medio sarà di 3 euro al giorno, mentre si passerà a 10 euro al giorno per gli utenti residenti senza impegnativa sanitaria e di 15 euro per tutti i non residenti. Questo aumento dispiace ma oltre ad essere legato al costo del personale, dipende dalle modalità di distribuzione delle risorse economiche alle strutture: le strutture del distretto 1, infatti, non dovrebbero nemmeno avere utenti paganti per intero».

«I sindaci del comitato del distretto di Belluno», conclude De Pellegrin molto critico, «dovranno forzatamente fare ulteriori riflessioni, a tutela delle politiche assunte negli anni e che fra le altre cose prevedevano appunto che in tutti i posti letto del Distretto 1 entrassero solo utenti con impegnativa cioè con la quota sanitaria pagata dalla Regione».

 

​​​​​

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi