Case e paesi liberati con il gatto delle nevi dai soccorritori bellunesi
BELLUNO. Con il “caro estinto” in casa e tre metri di neve sull’uscio che impedivano ai parenti di uscire e a medico e pompe funebri di arrivare. Così per tre giorni, in quell’abitazione di Arsita, paese di 800 anime del Teramano, sommerso dalla neve e tuttora senza luce, con frazioini non raggiungibili. Ad aprire un varco che somigliasse a una strada è arrivato il Soccorso alpino bellunese: quad e gatto delle nevi.
«La famiglia era autonoma ma a causa della neve alta non poteva spostarsi con i mezzi e non poteva essere raggiunta», spiega Marco Antonacci, uno dei quattro tecnici del Cnsas della stazione di Pieve di Cadore che è intervenuto. «Li abbiamo raggiunti ieri: i miei colleghi hanno aperto la strada con gatto e quad, e con il collega abbiamo fatto una decina di viaggi per portare medico, carabinieri e onoranze funebri. È stato possibile consegnare la bara e permettere di procedere con le pratiche per il funerale della signora di 90 anni deceduta», ma la bara dovrà restare in casa finchè una fresa non pulirà la via.
Quando venerdì il sindaco di Arsita ha visto all’orizzonte i quattro tecnici del Soccorso alpino bellunese, s’è quasi messo a piangere: dalla domenica prima non sapeva più che pesci prendere, il suo paese era isolato, c’erano case da raggiungere, anziani da assistere, stalle da risollevare, tetti da sgombrare perchè rischiavano il crollo per la quantità di neve che sopportavano. E la squadra del Cnsas, in Abruzzo da giovedì insieme con i mezzi della Cm Centro Cadore, ha dovuto insistere con il centro di coordinamento di Pescara per poter essere inviato in un luogo da ricollegare con il mondo: «Abbiamo dovuto prendere in mano la situazione, perchè la prima sera siamo capitati in un posto dove non serviva la nostra attrezzatura. Non che non ci fosse bisogno, ma noi avevamo mezzi adatti a raggiungere luoghi isolati: abbiamo fatto pressione e siamo stati dirottati lì. Ad Arsita eravamo gli unici in tutta la zona», racconta Alex Pivirotto, Cnsas di Pieve e guida alpina, «avevamo un mezzo piccolino e siamo riusciti ad andare nelle zone dove, dalla domenica prima, non era passato nessuno. Strade di montagna vergini, senza traccia di alcuno: abbiamo battuto quel che abbiamo potuto e siamo andati casa per casa: c’erano tre metri di neve. Abbiamo portato con noi tecnici e persone che conoscevano la zona e che ci hanno indicato i luoghi: saranno una cinquantina le case liberate».
Pane e latte, gasolio per i gruppi elettrogeni: ad Arsita manca ancora l’energia elettrica e i telefoni sono fuori uso. «Molti hanno il gruppo elettrogeno, ma non avevano il carburante per farlo funzionare. Neve ce n'è tanta, poi ci sono zone dove non sono abituati a queste quantità, ma la cosa non è stata gestita al meglio a livello coordinativo: servivano più mezzi che persone lì. C'erano anche i militari con i loro mezzi speciali, ma non ce la facevano perchè la neve era fresca: abbiamo liberato noi un loro mezzo rimasto bloccato. Del resto, con cumuli di tre metri bisogna avere qualcosa che batta la strada per andare. Quando il sindaco ci ha visto si è commosso, la gente era contenta di vederci: il problema era la neve, ma contadini e allevatori erano autosufficienti, c’erano anche tanti anziani tranquilli. Noi lasciavamo pane e latte, con il tecnico comunale che faceva da “traduttore” (l’abruzzese strettoè dura da comprendere, ndr)». A una casa di anziani è stato anche ripulito il tetto che rischiava di venire giù per il peso, «Ma la situazione non è risolta. Oggi (ieri, ndr) siamo andati via, ma un giorno in più saremmo rimasti. Era tempo brutto e gli elicotteri non potevano alzarsi e volevamo rimanere lì, ma i nostri impegni di lavoro non ce l’hanno consentito. Abbiamo chiesto, però, che le prossime squadre tornino ad Arsita, perchè la situazione è dura. È una comunità che ci ha presi in simpatia, andar via è stato difficile». E il sindaco, commosso, ha chiesto i loro numeri di telefono: «Voglio che torniate a trovarci».
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