Casera nel Parco nazionale è decaduto l’abuso edilizio
PEDAVENA. Nessun abuso nel Parco. Un po’ perché c’è stata una sanatoria e un po’ per la particolare tenuità del fatto. Il problema stava in una casera ristrutturata nel territorio comunale di...
PEDAVENA. Nessun abuso nel Parco. Un po’ perché c’è stata una sanatoria e un po’ per la particolare tenuità del fatto. Il problema stava in una casera ristrutturata nel territorio comunale di Pedavena. A processo c’erano Giampietro Andrighetti come proprietario dell’immobile e committente dei lavori; Fabio Maddalozzo in qualità di progettista delle opere, oltre che direttore dei lavori e titolare della ditta esecutrice e Daniel Gasparin socio della stessa impresa.
Tre anni fa era stata realizzata una platea in calcestruzzo sul lato nord larga tre metri e mezzo, profonda quattro e dello spessore di una decina di centimetri. In più, due muri sulla parte superiore, sempre in assenza del permesso a costruire rilasciato dal Comune e anche in mancanza dell’autorizzazione paesaggistica, trattandosi di una zona sottoposta a vincolo paesaggistico - ambientale, in un’area protetta. Quelle realizzate erano opere di impermeabilizzazione. Secondo l’accusa non c’era nemmeno il previsto nulla osta rilasciato dall’ente Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, senza contare che mancava pure l’altrettanto necessaria autorizzazione sismica. Le irregolarità erano state ravvisate e denunciate prima nei due sopralluoghi del Corpo forestale dello Stato il 20 e il 31 luglio e poi in quello dell’ufficio tecnico del Comune del 6 agosto. La situazione irregolare è stata in qualche maniera risolta. Per le prime due infrazioni contestate è stato necessario chiedere una sanatoria, che è puntualmente arrivata da parte del Comune di competenza. Mentre per le altre due il difensore degli imputati Fent ha incaricato il perito Bonan di stendere una consulenza di parte.
Nella discussione l’avvocato ha parecchio puntato su questo documento, che gli ha permesso di chiedere l’assoluzione per l’intervenuta sanatoria e il non doversi procedere per la particolare tenuità del fatto. Il pubblico ministero Rossi non era d’accordo con la particolare tenuità, ma il giudice Riposati l’ha certificata con una sentenza in linea con la richiesta della difesa. I muri non davano fastidio al Parco e l’autorizzazione sismica non era poi così determinante.
(g.s.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Video