Caserme recuperate due Università studiano il modello
BELLUNO. Belluno è l’unica città d’Italia dove le caserme dimesse sono tutte in fase di recupero.
Sono quattro gli edifici lasciati liberi dall’esercito dopo un passato di presenza importante nel capoluogo dolomitico: la Toigo, la Tasso, la Piave e la Fantuzzi, inutilizzate ormai dagli anni ’80-’90.
Per ciascuno di questi complessi il Comune insieme ad altri enti ha avviato un progetto di riutilizzo che restituisce alla città un notevole patrimonio di metri cubi, costruiti a suo tempo con ingenti investimenti pubblici.
La ex caserma Toigo diventerà la nuova sede del comando provinciale dei Vigili del fuoco e ospiterà i mezzi della protezione civile. La Tasso già da tempo è stata recuperata dal Demanio che vi ha realizzato diversi uffici periferici, oltre a dare ospitalità alla sede dell’Associazione nazionale alpini. Resta fuori solo la chiesa per la quale il Comune di Belluno sta verificando alcune opportunità: c’è un progetto per un auditorium, ma si pensa anche a un caffè letterario o una biblioteca o una sala convegni; la situazione è in fase di studio e il Demanio ha già manifestato l’intenzione di cedere la chiesa se il progetto presentato dal Comune sarà interessante.
È originale anche il piano previsto e già avviato per l’ex caserma Piave, che diventerà la cittadella del terzo settore e della sussidiarietà. Cittadella, ma della sicurezza, anche alla Fantuzzi per la quale c’è un’intesa con Prefettura, Questura, Agenzia del Demanio e Guardia di finanza per trasferire le sedi di Questura, Corpo forestale dello Stato e Polizia municipale, anche con l’intenzione di costruire una centrale operativa unica interforze dove far confluire, ad esempio, il controllo delle 50 videocamere di sorveglianza presenti in città. Accorpamento dei costi, razionalizzazione e innovazione con sperimentazione sono le linee guida che hanno ispirato queste operazioni, dopo che il piano del governo di vendere ai privati le ex caserme è fallito, perché i costi erano troppo elevati.
Quello che si sta realizzando a Belluno non è banale, tanto che due Università ne hanno fatto oggetto di studio: l’Università di Bologna sta portando avanti una ricerca sulla rigenerazione urbana prendendo a modello proprio Belluno, mentre la Bocconi, nella sua ricognizione sulle smart city finanziata da Telecom, ha preso Belluno come esempio sul tema delle caserme. Gli esiti di questi studi dovrebbe essere pronti e pubblicati a breve.
«Alle quattro ex caserme», spiega il sindaco Jacopo Massaro, «si lega il recupero della scuola elementare Gabelli, di palazzo Bembo, di palazzo Fulcis e dell’ex scuola di Levego. Con il progetto Vivi Belluno, inoltre, mettiamo sul mercato dell’affitto calmierato alcuni appartamenti comunali. Si tratta», sottolinea il sindaco, «di un’unica intelaiatura nella quale il riuso degli edifici dismessi è finalizzato, non solo alla valorizzazione del patrimonio pubblico, ma anche alla riduzione del consumo di territorio. È un’operazione di rigenerazione degli spazi pubblici per offrire ai cittadini siti di qualità».
Massaro, che nel piano di rigenerazione è stato affiancato dall’assessore all’urbanistica Franco Frison, pensa ad esempio ai giovani che potranno accedere agli appartamenti ad affitto calmierato: «Un’occasione di emancipazione dalle famiglie attraverso il reimpiego di immobili comunali. Senza dimenticare la Gabelli che rappresenta un recupero immobiliare e insieme quello di un’elevata qualità pedagogica. La rigenerazione urbana punta a spostare più in alto la qualità della vita a Belluno».
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