Caso Acc: «L'azienda e il territorio devono aiutarci»
MEL. «Chiediamo più tempo all’azienda per poter ricollocare i 93 dipendenti in esubero e chiediamo al territorio e alle sue imprese di dare una mano all’Acc Wanbao a trovare un posto per questi lavoratori». Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil e i loro delegati sono preoccupati per il futuro dello stabilimento metalmeccanico di Mel. E al termine dell’incontro del consiglio di sorveglianza socio-istituzionale di Wanbao Acc, svoltosi in mattinata nel municipio di Mel, fanno il punto della situazione.
Il piano industriale presentato dalla Wanbao parla di 120 esuberi. Ad oggi, per riuscire a ridurre questo numero, i sindacati hanno firmato un accordo con la società per l’apertura di una mobilità su base volontaria, che ha visto l’adesione di ben 37 persone. A rischio, quindi, restano 93 dipendenti. Per loro il 30 settembre scadrà la cassa straordinaria che la Wanbao non ha alcuna intenzione di richiedere. I tempi, quindi, sono stretti.
«I 93 esuberi potrebbero trasformarsi in altrettanti licenziamenti oppure in opportunità di nuovo lavoro», precisano Luca Zuccolotto della Fiom, Luciano Zaurito della Uilm e Mauro Zuglian della Fim Cisl. «Tutto dipenderà da come risponderà questo territorio, oltre che la Wanbao».
Due, quindi, le soluzioni per questi esuberi: se non dovesse essere trovata presto una soluzione, dal 18 luglio partiranno le lettere di licenziamento collettivo. «Una possibilità a cui noi ci opporremo in ogni modo», anticipa Zuccolotto. «Ma c’è anche la possibilità che si possano ridurre gli esuberi attivando turni di sei ore giornaliere invece che di otto, come stanno già facendo da metà maggio, dimostrando che questa procedura funziona. «L’azienda vuole ridurre i costi, ma passare da otto ore a sei ore al giorno significa per i lavoratori percepire un salario decurtato del 25%», dice Luziano Zaurito. «Una decurtazione che arriva», precisa Nadia De Bastiani, rsu della Fiom, «dopo quella del 20% avvenuta con l’acquisto della Wanbao».
«Questa soluzione potrebbe essere importante se solo l’azienda dicesse fino a quando intende produrre a sei ore. Ma questo ancora non è chiaro. La cosa che ribadisce Wanbao», continuano Zaurito e Zuccolotto, «è che dal primo ottobre non intende più fare ricorso ad ammortizzatori sociali».
Se dovesse partire l’orario ridotto a sei ore (per cui sarà necessaria una firma da parte di ogni singolo addetto), gli esuberi scenderanno a 30. Una quota ancora troppo elevata per i sindacati, che cercano di prendere tempo. Intanto, giovedì si parlerà di questo in un incontro con la proprietà, poi venerdì ci saranno le assemblee sindacali.
Ed è per trovare una soluzione che ieri il sindaco di Mel, Stefano Cesa, ha convocato il consiglio di sorveglianza a cui hanno partecipato le parti sociali, l’assessore veneto Elena Donazzan, il commissario straordinario Maurizio Castro e i sindaci dei territori interessati. «Peccato che i parlamentari da poco eletti da questo territorio non si siano presentati. Soltanto il deputato D’Incà ha inviato una giustificazione. Non vorremmo che si fossero già dimenticati di chi li ha votati», dicono i sindacati.
A questo punto la soluzione è che le aziende del territorio entrino in azione. I sindacati sono pronti a consegnare un memorandum sul percorso possibile per i dipendenti dell’Acc, che sarà valido anche per tutti i lavoratori rimasti senza un impiego a causa della chiusura delle aziende. «Ai tempi d’oro Acc ha dato lavoro a molte persone rimaste a piedi. Ora Acc ha bisogno che questo favore gli venga restituito. Non chiediamo che siano assunti subito, ma che siano messi alla prova», dice Mauro Zuglian (Fim). «Non dimentichiamo che sono lavoratori di grande esperienza. Lo spazio per assumere c’è, vista la ripresa del settore».
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