Caso Bonavera, «indagare due dirigenti comunali»
BELLUNO. Sicurezza sulla statale 50. L’Anas dà la colpa al Comune. Il Comune non è ancora mai stato indagato dalla procura della Repubblica. Il giudice Montalto si riserva o di archiviare definitivamente l’inchiesta avviata sulla base di un esposto del Comitato dei cittadini di Salce, dopo la morte della 13enne studentessa Martina Bonavera del 9 marzo di tre anni fa o di ordinare al pubblico ministero indagini sui dirigenti comunali competenti o ancora di formulare un’imputazione coatta a carico di quelli dell’azienda nazionale delle strade. Questi ultimi sono già stati indagati, ma in tempi diversi.
All’ordine del giorno c’era la seconda opposizione della famiglia Bonavera alla seconda richiesta di archiviazione del pubblico ministero Gallego. L’Anas ha attribuito le responsabilità sulla messa in sicurezza della strada, soprattutto nela zona del bivio di Giamosa, al Comune di Belluno, che peraltro se ne sta occupando perlomeno dal 2003. L’azienda si occupa di viabilità e di veicoli, non di pedoni e il barile è passato a Palazzo Rosso. Di fronte a questo , l’avvocato dei Bonavera, Gracis ha chiesto al giudice d’indagare i dirigenti comunali, facendo i nomi di Carlo Erranti e Lucio Lussu, per le ipotesi di reato di rifiuto d’atti d’ufficio, morte o lesioni come conseguenza di altro delitto e omicidio colposo. I lavori successivi all’incidente mortale sono stati effettuati in economia e con operai comunali .
Il giudice si è riservato, promettendo tempi molto più rapidi dell’ultima volta e può imboccare una di queste tre strade: seconda archiviazione, stavolta definitiva e non se ne parli più; indagini sui dirigenti comunali o capo d’imputazione obbligato a carico di Ettore de Cebron de le Grennelais (dirigente dell’area tecnica esercizio del compartimento del Veneto di Anas, indagato dopo la prima richiesta di archiviazione e prima opposizione) ed Eutimio Muccilli, che era stato indagato in precedenza, insieme a Nicola Prisco, Aldo Castellari, Domenico Capomolli, Ugo Debennardo e Fabio Arcoleo.
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